venerdì 26 agosto 2011

Costi della politica: Abbattiamoli anche in Umbria



In un momento in cui l’Italia è scossa da una crisi economica e sociale di vastissime proporzioni gli inutili privilegi e i costi superflui legati alla gestione della cosa pubblica risultano ancora più inaccettabili.
Sono perfettamente comprensibili le manifestazioni di insofferenza e di indignazione degli italiani di fronte ad una realtà che mentre da una parte vede il governo riservare al Paese misure incapaci di rilanciare la crescita e che riducono drasticamente i servizi , dall’altra non affronta con il necessario coraggio il problema ormai evidente dei molteplici sprechi ingiustificati connessi agli aspetti negativi dell’agire politico.
L’azione dell’IdV da sempre si è caratterizzata per una lotta alle inefficienze e ai privilegi. Oltre alle condivisibili battaglie appena lanciate dal livello nazionale e peraltro prontamente già recepite da militanti e attivisti umbri, crediamo opportuno che anche nella nostra regione l’Italia dei Valori si faccia promotrice di una profonda riflessione su analoghe modalità di riduzione dei costi della politica.
L’esistenza di un innumerevole serie di enti e sotto enti, cosiddetti “di secondo livello” con gli annessi consigli di amministrazione, non appare in molti casi giustificata da una reale utilità delle funzioni concretamente svolte da tali istituti, suggerendo in alcuni casi ai cittadini l’idea che essi costituiscano inutili sovrastrutture le cui attività potrebbero essere svolte tranquillamente da Uffici comunali e regionali.
È necessario pertanto che l’Italia dei Valori dell’Umbria si faccia carico di promuovere l’eliminazioni degli enti superflui, o inutili doppioni, e il forte contenimento dei costi di quelli il cui mantenimento in vita venga considerato indispensabile.
Il Dipartimento Cultura e quello Giovani si faranno portavoce di questa importante battaglia all’interno del Partito e di tutti i suoi organismi, a partire dai prossimi imminenti incontri.

Massimiliano Gestroemi, Responsabile Dipartimento Cultura .Istruzione e Diritti Civili Italia dei Valori Umbria.
Matteo Minelli , Coordinatore Regionale Giovani Italia dei Valori Umbria. 

(foto ansa.it)

martedì 23 agosto 2011

Una nuova sfida: parte la raccolta firme dei Giovani Idv Umbria



È partita oggi la raccolta firme dei  Giovani dell’Italia dei Valori dell’Umbria per la promozione dei referendum sull’abolizione delle Provincie e sull’abrogazione del “Porcellum”.
La nostra attività non va in vacanza nemmeno ad agosto, mentre i parlamentari disertano l’aula, noi diamo inizio ad una grande battaglia di carattere nazionale che ci vedrà impegnati fino al 30 Settembre. Questa è l’ennesima occasione in cui si dimostra l’attenzione dell’IdV alle tematiche degli italiani e l’ulteriore riprova, che i giovani, oggi come nella passata  campagna referendaria, sono e saranno la parte più attiva e volenterosa di tutto il partito.
Questa campagna referendaria è finalizzata ad un abbattimento degli sprechi e ad una lotta contro la casta. Da una parte la soppressione dell’ente provincia, istituzione ormai obsoleta, le cui competenze possono essere assorte tranquillamente dai comuni o dalle regioni, senza gravare i cittadini di tutti quei costi ulteriori imposti dalla politica.
Dall’altra l’abolizione di una legge elettorale antidemocratica, definita Porcellum dal suo stesso ideatore Calderoli, che ci impedisce di scegliere direttamente i nostri rappresentanti, producendo un parlamento composto interamente di nominati dai segretari di partito.
Queste sono le battaglie che andranno a caratterizzare la nostra attività estiva, con noi giovani ancora una volta in prima linea, per dimostrare che un’altra politica e un’altra Italia è possibile.

Dipartimento Giovani Italia dei Valori Umbria

sabato 6 agosto 2011

La sindrome di Assocave e la verità dei numeri


Da alcune settimane pare che i cavatori umbri siano preda di una sorta di fobia da accerchiamento. A loro avviso sarebbe in atto un massiccio attacco contro il settore delle estrazioni, orchestrato dai mezzi di comunicazione, costruito su illazioni, e portato avanti attraverso bollature e marchi infami. A mio giudizio invece ci troviamo di fronte all’ennesimo tentativo di suscitare nei cittadini umbri una sorta di sindrome di Stoccolma, in balia della quale dovremmo finire tutti per fare corpo unico con i cavatori, messi in ginocchio dalla crisi e contro cui addirittura si può parlare di fumus persecutionis da parte delle forze dell’ordine. La manifestazione più recente di questo malcelato tentativo è l’intervento di Raul Ridolfi, direttore di Asso-Cave Umbria., che sulla falsa riga di altri esponenti del settore, stigmatizza l’ottimo lavoro svolto dal Corpo Forestale dello Stato e fornisce una serie di dati raffazzonati su contribuiti ambientali e canoni di concessione. Innanzitutto quello che viene definito “monopolio mediatico” oppure “attenzione parossistica” nei confronti dell’attività svolta in negli ultimi mesi da questa forza di polizia, non è altro che la legittima conseguenza delle eccellenti operazioni portate a termine dal comandante Falchi e dai suoi ragazzi. Operazioni tutte eseguite senza alcuna sovrapposizione con altre istituzioni deputate al controllo del territorio , poiché il principale compito di della Forestale è l’indagine e la repressione di tutti quei reati che riguardano l’ambiente. Occorre fare chiarezza per l’ennesima volta anche sulle cifre legate ai canoni di concessione, partendo però un po’ più da lontano. L’Italia continua a detenere il primato di Paese produttore e consumatore di cemento (34.400 tonnellate all’anno) in controtendenza rispetto a tutto il resto d’Europa. Opere faraoniche di nessuna utilità, condoni edilizi, piccoli e grandi piani casa, scarso livello tecnologico del settore delle costruzioni, permettono di mantenere inalterata questa infelice leadership. La conseguenza di questo stato di cose è l’enorme volume che ha assunto l’attività estrattiva, in particolare di inerti e calcari, destinati appunto per l’80% alla produzione di cemento. Di contro a questi numeri sconvolgenti, i canoni di estrazione sono vergognosamente bassi: mediamente nelle regioni italiane si paga il 4% del prezzo di vendita degli inerti. Il totale nazionale delle concessioni pagate ammonta così all’incirca a 36 milioni di euro, mentre, udite udite, il totale degli introiti ricavati dai cavatori alla vendita è di ben 1 miliardo e 150.000 milioni di euro. Per fare un piccolo paragone, in Gran Bretagna ad esempio, a parità di materiale estratto lo stato avrebbe ricevuto oltre 267 milioni di euro. Venendo infine alla nostra Umbria lo scorso anno sono stati estratti 547.000 metri cubi solo di ghiaia e sabbia, con conseguenti entrate annue calcolabili intorno ai 205.00 euro. Se si fossero applicate le tariffe delle regioni limitrofe avremmo ottenuto all’incirca i seguenti introiti: toscane 251.000 euro, emiliane 311.000 euro , marchigiane 388.000 euro. Se avessimo invece deciso addirittura di applicare i canoni dello stato britannico avremmo incassato addirittura 1.164.279 euro. I numeri parlano chiaro; sarebbe opportuno che la Regione aumentasse i canoni di estrazione e iniziasse a tassare maggiormente il conferimento dei rifiuti dell’edilizia nelle discariche. Di contro andrebbero incentivati il recupero dei materiali di scarto da costruzione e demolizione, così come avviene in Danimarca, dove il 90% del fabbisogno è coperto attraverso il riciclaggio.


venerdì 5 agosto 2011

Ancora disservizi, Umbria Acque latita


Ormai da alcuni giorni un ordinanza del Comune di Perugia vieta agli abitanti di Solfagnano Alto e Cotavolino di attingere all’acqua potabile. Quest’ultima risulta infettata da alcune colonie di enterococchi, pare a causa di una mancata somministrazione di cloro. Ad oggi Umbra Acque non è in grado di affermare con sicurezza la provenienza del batterio; l’unica certezza è che i disagi per gli abitanti si protrarranno almeno sino a lunedì prossimo, data entro cui saranno effettuati nuovi esami di laboratorio e operazioni di sterilizzazioni delle condutture. Fino a quel momento i residenti saranno costretti a rifornirsi mediante autobotti predisposte a determinati orari, con pesanti disagi in particolare per gli anziani costretti a recarsi nelle limitrofe frazioni per acquistare acqua in bottiglia. Non è la prima volta che i residenti del luogo, si trovano a convivere con problemi legati alla gestione del sistema idrico. In passato particolarmente gravi erano stati diversi episodi di sversamento delle fognature con conseguenti danni ad alcune abitazioni. Negli ultimi tempi eventi come: interruzioni di servizio sempre più frequenti e senza preavviso, rottura delle tubature, fuoriuscita delle acque nere, sono stati sempre più frequenti in diverse località del comune di Perugia. Queste le conseguenze per i cittadini della parziale privatizzazione dei servizi idrici avvenuta nell’ultimo decennio: aumento delle bollette e diminuzione delle prestazioni di controllo. Perciò , anche in seguito all’attuazione del mandato referendario, sarebbe opportuno che anche Umbria Acque torni ad una gestione più attenta delle nostre risorse idriche, tanto aumentando l’attività di manutenzione delle condutture, così da limitare le perdite e gli sprechi, come pure togliendo la tassa del 7% sul capitale investito.

martedì 2 agosto 2011

Bologna: 31 anni dopo




Il 2 Agosto di 31 anni fa una bomba ad orologeria collocata all’ interno di una valigia nella sala d’ aspetto di seconda classe della Stazione ferroviaria di Bologna esplodeva uccidendo 85 persone e ferendone o mutilandone oltre 200.
Le indagini giudiziarie, volteggiando tra una sconfinata ridda di diverse ipotesi a partire da quella iniziale, fantasiosamente avanzata dall’ allora Presidente del Consiglio Francesco Cossiga, che voleva attribuire il fatto allo scoppio accidentale di una vecchia caldaia situata nei sotterranei della stazione, hanno portato alla condanna definitiva all’ ergastolo con sentenza della Corte di cassazione nel Novembre del 1995 per due noti terroristi neofascisti, individuati come esecutori materiali dell’ attentato.
La stessa sentenza condannava anche, insieme all’ ex capo della Loggia P2 Licio Gelli, un ex agente e due ufficiali del SISMI, i servizi segreti militari, per i tentativi di depistaggio delle indagini sull’ attentato.
In questi lunghi anni l’ Associazione tra i familiari delle vittime della Strage, insieme alle Associazioni dei familiari delle vittime delle stragi di Piazza Fontana, Piazza della Loggia e del treno Italicus, della cui esplosione dopodomani 4 Agosto ricorrerà il 37esimo anniversario senza che sia ancora stato individuato alcun colpevole per 12 vittime e 48 feriti, hanno lottato per tenere viva l’ attenzione e la sensibilità dell’ opinione pubblica e della politica su questa lunga scia di morti che a partire dagli anni’60 ha insanguinato l’ Italia affogando nella menzogna e nell’ ipocrisia la legittima sete di giustizia di chi cercava la verità.
Ad oggi dunque le sentenze ci hanno consegnato due fatti certi: i neofascisti piazzarono quella bomba, settori del SISMI tentarono di depistare le indagini successive. Crediamo però sia giunto il momento di dire agli italiani chi furono i mandanti della Strage del 2 Agosto del 1980, mai individuati dalle sentenze e rimasti sempre nell’ombra nel corso degli anni.
Questo inqualificabile Governo di centodestra, ormai giunto ai suoi ultimi respiri, ha scelto di disertare per l’ ennesima volta le manifestazioni commemorative della Strage: auspichiamo che il prossimo Governo di centrosinistra che gli elettori incaricheranno di condurre l’ Italia fuori dalla drammatica crisi che sta vivendo, si attivi concretamente per rendere finalmente giustizia a tutte le vittime innocenti di 25 anni di Stragi.

Massimiliano Gestroemi, Segreteria regionale IdV Umbria, Responsabile Dipartimento Istruzione, Diritti Civili, Cultura