giovedì 29 marzo 2012

Giovani IDV: Noi dalla parte della Giustizia e della Legalità, forza nuova da quella del razzismo.


la locandina realizzata dai Giovani IdV Umbria per le celebrazioni dello scorso 25 Aprile


Come giovani dell’Italia dei Valori ci uniamo all’appello lanciato dall’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia al prefetto, al questore, al sindaco Boccali e a tutte le Istituzioni locali, con il quale si chiede di annullare il corteo indetto per sabato prossimo dal partito di estrema destra Forza Nuova. L’evento appare ancora più grave poiché rappresenta il culmine di una serie di manifestazioni organizzate nella nostra regione da movimenti di chiara ispirazione fascista e xenofoba. In particolare risulta vergognoso il tentativo portato avanti da queste formazioni di strumentalizzare i terribili fatti di cronaca nera accaduti recentemente nel capoluogo con il solo scopo di alimentare un crescente clima di intolleranza e razzismo. Basta andare sul sito di Forza Nuova e leggere il commento al volantino per l’iniziativa del 31 marzo per rendersi conto di quanto poco si parli di giustizia e quanto invece si inciti alla discriminazione e all’odio.  Nessuno può darci lezioni in tema di sicurezza, visto che, come giovani dell’Italia dei Valori, per primi abbiamo denunciato l’escalation criminale che si stava verificando nell’area nord del comune di Perugia, chiedendo interventi immediati da parte delle autorità cittadine. Tanto meno possiamo ricevere lezioni da questi movimenti politici che si pongono fuori dall’arco costituzionale, dalla legalità democratica, e che sono fondati e guidati da personaggi che hanno operato all’interno di organizzazioni terroriste e sono stati a lungo latitanti internazionali. Ribadiamo pertanto il pieno sostegno all’invito rivolto dall’ANPI a tutte le istituzioni affinché vietino questa iniziativa.

Giovani Italia dei Valori dell’Umbria

giovedì 22 marzo 2012

Lo Spread dei Diritti


 

Dalla scorsa estate una nuova parola carica di inquietanti significati è entrata nel quotidiano lessico degli Italiani, ispirando le scelte di politica economica e gli interventi nel settore pensionistico del governo e incidendo profondamente nelle condizioni  di vita materiali dei cittadini. Stiamo parlando dello spread che indica il differenziale di rendimento tra i titoli di debito emessi dallo stato italiano (BOT, CCT) e quelli  emessi dallo stato tedesco (BUND).  Le manovre del governo avevano come obiettivo quello di far diminuire lo spread, ovvero far calare la differenza tra i tassi di interesse dei titoli di stato italiani e tedeschi. Quindi lo spread indica una differenza quanti/qualitativa tra due situazioni comparabili.
Ciò detto esiste un altro spread che condiziona la vita di centinaia di migliaia di cittadini italiani e che per ciò meriterebbe di entrare nell’agenda e nel dibattito politico nazionale. Stiamo parlando dello spread dei diritti ovvero della drammatica differenza che esiste tra l’Italia e gli altri paesi europei nel riconoscimento dei diritti civili. Recentemente ce lo ha ricordato una sentenza della Corte di Cassazione che, chiamata a pronunciarsi sul riconoscimento di un matrimonio omosessuale contratto in Olanda da una coppia italiana, ha negato la trascrizione del matrimonio a causa della lacuna nella legislazione italiana affermando tuttavia che: ”… una coppia di fatto, nell’impossibilità legislativa a contrarre matrimonio in Italia, ha diritto a vivere liberamente la propria condizione con pari diritti rispetto alle coppie etero”. La sentenza della corte sembra aprire la strada affinché le coppie LGBT si rivolgano al giudice ordinario finché il Parlamento non provvederà a legiferare in materia. In questa maniera si assisterebbe però ad un riconoscimento dipendente dalle singole sentenza e perciò variabile e non uniforme a livello nazionale.
Ma quale è la situazione negli altri paesi europei? Nei maggiori paesi dell’Unione (GB, Germania, Francia, Spagna, Olanda solo per citarne alcuni) esistono differenti forme di riconoscimento delle coppie di fatto, omosessuali o non, che prevedono diversi gradi di tutela. I nomi che assumono sono vari tuttavia esiste un nucleo di diritti che viene previsto in tutti gli ordinamenti legislativi: dai diritti di successione alla previdenza sociale, dall’assistenza sanitaria ai congedi in caso di eventi gravi del partner insomma tutte quelle tutele che permettono di vivere serenamente una vita di coppia.
In questo scenario l’Italia si distingue per la completa assenza di una disciplina normativa che regolamenti la materia. Nella passata legislatura si era assistito al timido tentativo del governo Prodi di introdurre, attraverso i DICO, il riconoscimento delle coppie di fatto. Tentativo naufragato tra l’ipocrisia del family day e la fragilità del sostegno parlamentare. Stessa sorte è toccata al disegno di legge contro l’omofobia presentato nell’attuale legislatura. Nel frattempo i fatti di cronaca ci hanno raccontato di soprusi, prepotenze, violenze e pestaggi a danno di coppie omosessuali. Ultima in ordine temporale quella verificatesi in una discoteca di Varesotto dove una coppia gay è stata malmenata da un buttafuori mentre ballava sul cubo. Questo clima di intolleranza omofoba viene poi alimentato dalle continue dichiarazioni di esponenti politici irresponsabili. Ricordate quanto detto recentemente dall’ex ministro Giovanardi (due donne che si baciano come chi fa pipi per strada)?    
In questo contesto di generale squallore e inciviltà si intravede però una piccola speranza rappresentata da un progetto di legge presentato dal PD  e dall’IDV che mira a regolamentare le unioni civili e dare quindi alle coppie di fatto gli stessi diritti della famiglia fondata sul matrimonio. Non resta che sperare che questo parlamento, fulminato sulla via di Damasco, decida di dare dignità a centinaia di migliaia di coppie italiane avvicinandoci all’Europa e cercando di diminuire, ancora una volta, questo maledetto spread.

Alex Paiella

martedì 6 marzo 2012

Prosegue la raccolta firme dei Giovani IdV dell'Umbria




Dopo il successo della raccolta della scorsa settimana prosegue la campagna dei Giovani dell’Italia dei Valori dell’Umbria “+ Borse – Armi = Diritto allo studio”; una raccolta firme per ottenere che i fondi  destinati all’acquisto di materiale bellico, in particolare ai nuovi F35, vengano dirottati al ripristino di tutte le borse di studio annullate nell’ultimo anno. Chiediamo semplicemente – affermano giovani Idv - di applicare i dettami fondamentali della nostra costituzione, in cui si afferma testualmente che l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa della libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali (art.11) e che i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi (art. 34). 

La raccolta firme si terrà domani 7 Marzo dalle 12 e 30 alle 14 e 30 presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia, e sabato 10 Marzo nel pomeriggio lungo corso Vannucci. 


lunedì 5 marzo 2012

Terni in bicicletta dice No all'Inceneritore




Una biclettata a Terni per dire no alla riattivazione dell’inceneritore di Terni ENA; questa è stata l’iniziativa a cui i Giovani dell’IDV della provincia di Terni e tutto il partito hanno preso parte sabato pomeriggio. Una manifestazione promossa dal comitato cittadino “No inceneritori Terni”, che ha visto la partecipazione di moltissimi ternani. Grandi e piccoli si sono ritrovati sotto palazzo Spada animati da un unico intento, quello di far sentire la loro voce al Sindaco e ribadirgli la loro contrarietà all’incenerimento dei rifiuti. La termovalorizzazione è ormai da tempo una tecnologia considerata sorpassata nell’ambito della chiusura del ciclo dei rifiuti, nonché dannosa per la salute dei cittadini, viste le numerose statistiche che testimoniano un elevato aumento delle patologie cardiovascolari e dei tumori alle vie respiratorie.
Il senso dell’iniziativa non era soltanto quello di manifestare il dissenso, ma anche di creare una vetrina utile per far capire a tutti, quelle che sono le possibili alternative all’incenerimento. Le richieste sono molto chiare: politiche che permettano la diminuzione a monte dei rifiuti prodotti, accompagnate da un aumento massiccio della raccolta differenziata porta a porta e l’emulazione di realtà come quella di Vedelago, che ha visto la realizzazione di impianti atti al trattamento meccanico-biologico dei rifiuti, modalità che ha permesso un cospicuo incremento della raccolta differenziata (perché conveniente, visto che tali ditte acquistano il differenziato) e anche un notevole abbassamento della percentuale di indifferenziato. Anche l’esempio di Reggio-Emilia, citta molto simile a Terni per numero di abitanti, ci sembra ottimo, visto che proprio pochi giorni fa è stato presentato un piano che prevede la chiusura del termovalorizzatore presente in quella zona e parallelamente una strategia per incrementare la raccolta differenziata.

E’ stato lanciato, dunque, un appello che speriamo serva al sindaco di Terni e a tutti gli altri sindaci dell’ATI 4 che a breve dovranno redigere il piano d’ambito relativo alla provincia in materia di rifiuti. I cittadini sono stati chiari: l’inceneritore a Terni non deve ripartire, altrimenti la protesta andrà avanti.

Lorenzo Di Schino - Coordinatore provinciale Giovani IdV Terni

venerdì 2 marzo 2012

Il Referendum non va in Prescrizione



Il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua da diversi anni sta portando avanti iniziative per il riconoscimento e la difesa dell’acqua come bene comune e diritto umano universale radicandosi sempre più territorialmente ed assumendo contemporaneamente un respiro nazionale. Il lavoro dei Movimenti ha contribuito a mettere a fuoco vari aspetti della questione acqua, che vanno dalla politica globale ad aspetti di carattere più territoriale. La tutela della risorsa acqua, la critica delle privatizzazioni, la ricerca di nuovi modelli gestionali pubblici incentrati sulla partecipazione attiva della cittadinanza sono una serie di capisaldi del programma politico che ha condotto alla grande campagna referendaria del 12-13 Giugno 2011. La straordinaria partecipazione popolare alla raccolta firme e i quasi 27 milioni di cittadine e cittadini che hanno votato ci danno un segnale chiaro di quanto il tema dell'acqua susciti interesse nell'opinione pubblica.
Gli Italiani hanno detto in modo inequivocabile che non si deve trarre profitto dalla gestione degli acquedotti. Dichiarando ammissibile il referendum sulla remunerazione al 7% del capitale investito, la Corte Costituzionale ha stabilito che il quesito possedeva tutti i requisiti di formulazione idonei a conseguire il fine di ‘rendere estraneo alle logiche del profitto il governo e la gestione dell’acqua’. La Corte ha stabilito inoltre che ‘coessenziale alla nozione di rilevanza economica del servizio è la copertura dei costi non già la remunerazione del capitale’, per cui la normativa successiva all’esito referendario è ‘immediatamente applicabile’, in quanto ‘determinata in modo tale da assicurare la copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio’. A parte i tentativi, del governo Berlusconi prima e di quello Monti poi, di depotenziare gli effetti dell'esito referendario, ad oggi, nessuna delle determinazioni chieste dalla maggioranza degli Italiani è stata ancora messa in pratica. Il perché appare ovvio soprattutto nel caso delle gestioni miste pubblico-privato che troppo spesso finiscono per trasformarsi in sistemi di scambio consenso-favori con conseguenze assolutamente negative in termini di efficienza del servizio ed in termini di costi per i cittadini.
Dobbiamo amaramente constatare che anche nella nostra regione nulla ancora è stato fatto dalle istituzioni locali per tradurre la volontà dei cittadini in atti amministrativi e tecnici concreti. Viceversa accogliamo con favore l’esperienza di ripubblicizzazione promossa dalla giunta di Napoli e dal sindaco Luigi de Magistris, organizzatore del recente “Il 'Forum dei Comuni per i beni comuni' , all’interno del quale è stata lanciata una mobilitazione importante per la partecipazione diretta dei cittadini alle scelte di governo del territorio.
Per comprendere l’importanza di questo tema occorre ricordare che fino su scala nazionale dal 2002 al 2010 le bollette dell'acqua hanno subito un incremento del 65% e se si prende in considerazione la classifica degli ATO più esosi si osserva che tra i primi 25 ben 21 sono a gestione mista (pubblico-privato) o completamente privata. A tale proposito, a livello locale, va ricordato che per quanto riguarda l'ATI 1 l'azienda Umbra Acque vanta, nel 2010, un utile di 2,3 milioni di euro, il 40 % del quale finisce nelle tasche del socio privato (ACEA SpA). Dai dati resi pubblici dal presidente di UA, appare possibile procedere ad una liquidazione del socio privato, visto che con i succitati volumi di profitto risulta facilmente percorribile la programmazione di un piano di recupero delle suddette quote da parte dell'azionariato pubblico.
Per quanto riguarda l'indennizzo per l'uscita dal capitale (danno emergente e lucro cessante dalla data di risoluzione sino al 2027, anno in cui terminerebbe la concessione) dovrà essere seriamente valutata la possibilità di dimostrare l'inadempienza del gestore nei confronti del Piano d'Ambito (lavora che il Forum sta portando avanti da qualche periodo). In particolare nel caso di UA dovranno essere tenuti conto: il forte differenziale tra i costi previsti dal Piano ed i costi reali (in aumento dal 2005 ad oggi e con una previsione catastrofica al 2016, +85%),la riduzione degli investimenti rispetto agli obbiettivi fissati nel Piano,il crescente disavanzo,le oltre 50 denunce di non conformità per scarichi e depuratori (alcune delle quali di rilevanza penale), il deposito cauzionali. Tutte iniziative che condanniamo fermamente così come un dichiarato nuovo aumento delle tariffe. Invitiamo perciò Umbra Acque e l'ATI di riferimento a scongiurare questa possibilità e a muoversi celermente nella direzione auspicata dai cittadini italiani con il referendum del 12 e 13 giugno.

Matteo Minelli
coordinatore regionale giovani Italia dei Valori Umbria
Andrea Ferroni
Coordinatore Provinciale Giovani Comuniste/i Perugia
Minestrini
coordinatore regionale FGCI Umbria,
Jacopo Giovagnoni
Circolo SEL Perugia



giovedì 1 marzo 2012

+ Borse – Armi = Diritto allo studio


Il titolo già dice tutto: “+ Borse – Armi = Diritto allo studio” è l'ultima iniziativa del Dipartimento giovani dell'Italia dei Valori: “Investire su ricerca, formazione e istruzione è l’unica grande possibilità di crescita e sviluppo per uno Stato come il nostro – dicono i giovani dipietristi -. Negli ultimi anni l’Italia è andata esattamente in direzione contraria da questo punto di vista. Grazie alle manovre economiche del governo Berlusconi sono rimasti privi di borsa di studio circa 45 mila studenti che ne avevano diritto mentre al tempo stesso sono aumentate le tasse e diminuiti i servizi. In seguito a queste scelte totalmente errate l’Italia si è piazzata agli ultimi posti in Europa per gli investimenti sul diritto allo studio.
Queste sono le basi che hanno stimolato l’ideazione e la promozione dell’iniziativa “+ Borse – Armi = Diritto allo studio” - insistono i giovani Idv -, linvito che facciamo è di firmare la nostra petizione che chiede al Governo Monti di recuperare i 600 milioni mancanti per le borse, dagli investimenti fatti per il programma di armamento. Non è più tollerabile investire 40 miliardi per l’acquisto di 133 caccia quando la Costituzione recita testualmente di ripudiare la guerra. Al tempo stesso il nostro ordinamento sostiene che i capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno il diritto di raggiungere i gradi più alti di studio.
Chiediamo semplicemente – concludono i giovani Idv - di applicare i dettati fondamentali della nostra Carta istitutiva anche perché crediamo fermamente che un cospicuo investimento nell’istruzione e nella cultura sia fondamentale per rilanciare il nostro Paese e farlo uscire dalla sua crisi profonda. Il futuro dell’Italia è rappresentato dalle nuove generazioni, garantirne la formazione è un dovere dello Stato. La raccolta firme si terrà a Perugia in via Alessandro Pascoli, giovedì 1 marzo dalle ore 11 alle 15.