sabato 18 dicembre 2010

Il Parlamento vota la Sfiducia all'Italia


I risultati della giornata parlamentare del 14 dicembre, mostrano un governo che non ha la maggioranza per poter condurre la politica del Paese (ma questo già si sapeva) ottenendo alla Camera 314 si e 311 no.
Il governo ha ottenuto la fiducia, ma ciò non implica che sia tutto risolto: i 3 voti di distacco non possono assicurare una maggioranza sufficientemente solida da consentire l'attuazione del così tanto sbandierato programma di governo.

Se non c’era quest’inchiesta giudiziaria avremmo vinto con più voti” queste sono le parole espresse da un parlamentare del Pdl durante un’intervista giornalistica, ma, come afferma lo stesso Casini, “i sottintesi sono peggio di quello che ciascuno di noi può credere”; un ulteriore conferma che tutta la campagna dell’on. Di Pietro non è un montaggio.
Il mercato delle vacche esiste davvero!

L’Italia è una Repubblica democratica…” così recita l’Art. 1 della Costituzione e su qualsiasi testo (giuridico e non) la Repubblica è identificata come la massima espressione della volontà popolare in cui il Governo e' eletto dal popolo, unico depositario del potere. Se è vero che in democrazia ognuno dovrebbe poter esprimere le proprie opinioni ed essere rispettato per questo, perché appena l’on. Di Pietro ha iniziato il suo discorso in Parlamento il nostro Presidente del Consiglio ha abbandonato l’aula come la maggior parte dei deputati del Pdl? Perché ogni qualvolta i giornalisti porgono al Pres. Berlusconi una domanda scomoda, lui pensa bene di abbandonare conferenze stampa o studi televisivi? Il nostro è un Presidente schivo che ha timore di affrontare la realtà. “Sono tutte calunnie” così ha commentato le affermazioni provenienti dal sito americano Wikileaks che lo vedono come il braccio destro di Putin, e sostengono che Berlusconi voglia censurare il web a favore della Mediaset, considerando il fatto che su internet le informazioni circolano liberamente, cosa che non avviene sui canali televisivi.
Mentre in Aula va in onda la votazione, fuori il parlamento va in scena una manifestazione di operai sostenitori dell’on. Scillipoti, ex Italia dei Valori e ora appartenente al gruppo misto, ma di questi nessuno conosceva chi fosse e cosa sostenesse questo onorevole, erano li solamente perchè “qualcuno” li aveva pagati per manifestare, e, essendo disoccupati, ottenere un compenso per manifestare è un’occasione ghiotta.
E' questa l’Italia del fare, come definita dal Presidente del Consiglio. Un'Italia che non si sveglia, un’Italia che cerca di ribellarsi ma che la classe politica non considera.

I migliori complimenti a questo governo che ha ottenuto la fiducia. Purtroppo coloro che ci rimettono non sono di certo i parlamentari, ma i cittadini che continueranno ad avere un governo fantoccio che per qualsiasi provvedimento da approvare, dovrà affrontare la cosi detta “Caccia all’uomo”, una caccia all’ultimo voto. Così in questa giornata di trionfo per il governo, è stata l’Italia ad aver ottenuto la sfiducia da parte di coloro che, quali politicanti di professione, hanno continuato a privilegiare l'attaccamento alla propria poltrona rispetto alle reali esigenze dei tanti cittadini che tale poltrona hanno permesso loro di acquisire.


Gabriele Tonicchi

mercoledì 8 dicembre 2010

CROLLA POMPEI, CROLLA L’UNIVERSITA, CROLLA L’ITALIA


Crolla Pompei, crolla l’università e crolla la fiducia degli Italiani in questo governo che invece di stare a fianco degli italiani è fedele ai propri interessi e alle proprie clientele.

Non si fermano i crolli all’interno degli Scavi Archeologici di Pompei, sito che ha accolto 16.369.854 visitatori nel 2009 con un incasso complessivo di 104.000.721 euro. Il Ministro Bondi non si dimette e afferma che non ha responsabilità: "Occorre evitare ogni inutile allarmismo. La situazione a Pompei è continuamente monitorata dalla soprintendenza: il cedimento non ha coinvolto alcun manufatto di pregio storico, artistico o archeologico" e incalza affermando che sono sempre successi crolli nelle aeree archeologiche ma mai a nessun ministro è stato chiesto di consegnare le dimissioni. Ma intanto tutti si chiedono: poteva essere evitato se non fossero stati tagliati i fondi o se i pochi fondi stanziati fossero stati utilizzati in modo più efficiente? Ricordo che il personale addetto è stato tagliato del 10% e i finanziamenti statali da 1,961 milioni del 2008 sono scesi a 1,719 milioni nel 2009 e le previsioni di bilancio per il 2010 sono di 1.710.407.803 e per il 2011 la spesa prevista è di 1.429.238.650.

Allo stesso modo cade l’università, sia formalmente che strutturalmente, sotto i duri colpi della riforma Gelmini approvata alla Camera, con una maggioranza a dir poco risicata, che invece di migliorare il sistema universitario ne ha siglato la definitiva condanna a morte infliggendo ingenti tagli ai finanziamenti pubblici (1 miliardo di euro solo per il 2011!), già ridotti di 316 milioni nel 2008 e di 400 milioni nel 2010 (fonti FFO), e, ancora peggio, incentivando un crescente processo di privatizzazione dell'istruzione universitaria e privilegiando le possibilità finanziarie al merito. Tale riforma della meritocrazia, tanto esaltata, come verrà valutata? Nel testo proposto non si parla di criteri di valutazione né di procedure per verificarne l'utilità e l'efficacia. Cosi commenta Berlusconi: “è stato inferto un colpo mortale a parentopoli” ma forse non tutti sanno della figlia del premier, Barbara, la quale ,neolaureata, ha subito ottenuto un lavoro all’interno dell’università.

Pompei e l’università non sono altro che la metafora dell’Italia, del suo governo che rimane in carica pur avendo perso la maggioranza in parlamento, del decadimento della morale degli italiani soggiogati da decisioni di pluripregiudicati e dei suoi studenti condannati a fuggire all’estero in cerca di opportunità di successo. Quali risultati? Quali esiti di tali azioni spregiudicate? Solo la vittoria dell’ignoranza e dell’indifferenza, vittoria così tanto anelata da un governo che incapace di ottemperare a quanto promesso ha individuato nell'attacco alla cultura l'unico strumento per assicurarsi una gestione del potere indiscriminata e priva di opposizione critica.


Gabriele Tonicchi