Battaglia nuova ma sempre eguale perché anche il 5 dicembre dell'anno scorso eravamo qui a gridare la nostra rabbia, la nostra nostra voglia di ritornare a vivere in un paese libero, un paese in cui i nostri figli possano tornare ad avere un futuro degno di questo nome, un paese il cui il fresco vento della libertà spazzi finalmente via i miasmi del compromesso morale che hanno reso l'aria irrespirabile e la melma di quella corruzione che sembra ormai essere diventata regola di vita nei centri del potere.
Non è cambiato molto da allora, anzi siamo sempre più scivolati verso il fondo di quel baratro che sembra non avere mai fine.
Si, è vero, alcune leggi liberticide che erano sul punto di essere approvate sono state bloccate, ma se ciò è avvenuto non è stato per l'azione di quella opposizione che, a parte qualche voce che grida nel deserto, sembra essersi dissolta e sembra piuttosto essere sempre più impegnata a disputarsi gli inutili posti di comando di un esercito ormai in rotta.
E' stato piuttosto grazie alle lotte interne ai partiti di potere ed alla tardiva resipiscenza di chi fino ad oggi e per lunghi anni, è stato complice di chi, pur salito al governo per volontà popolare, ha fin dal primo momento pensato a difendere solamente i suo interessi e a sottrarsi a quei processi contro i quali, sovvertendo o tentando di sovvertire i principii della nostra Costituzione, ha eretto scudi, muri e impedimenti di ogni tipo.
Perché questo è quello che è stato fatto ed è tuttora in corso, un tentativo, in parte riuscito, di sovvertimento dei nostri principii costituzionali e per questo ritengo che sia stato appropriato e non eccessivo il termine di "stupro" usato da Antonio Di Pietro nel corso della dichiarazione di voto per l'ennesima questione di fiducia posta dal presidente del consiglio.
Fiducia che è servita per andare alla conta dei voti dopo una vergognosa campagna acquisti, un mercato delle vacche soltanto in parte riuscito.
E' appropriato il termine ma non sufficiente perché non di un solo stupratore si tratta, ma di una banda di stupratori, di un stupro di gruppo.
A venire stuprata è la Giustizia, è la scuola, è il diritto allo studio, il diritto al lavoro, il principio di eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, il principio della separazione dei poteri dello Stato, a venire stuprata è la nostra Costituzione.
Abbiamo assistito, nel corso di questo ennesimo tentativo condotto da questo incantatore di serpenti, da questo illusionista i cui trucchi sono ormai svelati, ad un sceneggiata degna di Zelig, ad una rappresentazione che potrebbe essere una farsa se non fosse in realtà una tragedia.
Come si possono chiamare altrimenti le promesse di portare a termine in breve tempo quella Salerno-Reggio Calabria che da decenni è un cantiere senza fine, necessario per continuare a foraggiare tramite nuovi appalti quella camorra e quella ndrangheta che ne controllano il territorio?
Come si può promettere di fornire entro l'anno il progetto esecutivo del ponte di Messina, un ponte tra la mafia e la ndrangheta, un ponte tra due regioni quasi del tutto prive di infrastrutture e che dall'esistenza di quel ponte, ove fosse tecnicamente possibile realizzarlo, e questo è ancora da dimostrare, non potrebbero trarre altro vantaggio se non quegli appalti per la sua costruzione che verrebbero ancora una volta gestiti dalla criminalità organizzata?
Come si possono accettare senza ridere, o meglio senza piangere, le parole di chi sostiene addirittura di aver salvato il mondo convincendo Obama a stanziare i fondi per salvare le banche americane dal fallimento, quando in ogni caso questa operazione non ha salvato il mondo ma soltanto la casta dei banchieri?
Come pensa di poter far credere questo un uomo che è ormai screditato internazionalmente a tutti i livelli e che, inevitabilmente, insieme a se stesso, ha gettato il discredito su tutto il nostro paese?
Come si può accettare questo da chi si è praticamente genuflesso di fronte al dittatore libico Gheddafi, un altro satrapo con il quale divide la responsabilità delle centinaia di disperati annegati nel canale di Sicilia o morti nelle marce forzate attravesio il deserto libico dopo essere stati respinti nel loro disperato tentativo di sfuggire alla fame e all'oppressione?
Anche il sentimento di solidarietà, che era una delle caratteristiche del nostro popolo, è stato stuprato e distrutto.
Ma quello che ha passato ogni limite, quello che mi ha sconvolto, è stato sentire citare da quest'uomo, un uomo che ha definito la nostra Costituzione un insieme di regole vecchie e inutili, un inferno per chi deve governare, una serie di compromessi di matrice "catto-comunista", citare Pietro Calamandrei, uno dei padri della nostra Costituzione.
Non possiamo accettare che il nome di un uomo che sulla nostra Costituzione ha scritto tra le più belle pagine mai scritte, passi per la bocca di chi la Costituzione irride e vilipende quotidianamente, non sufficientemente contrastato, purtroppo, da chi della nostra Costituzione dovrebbe essere il garante.
Un uomo il cui governo è tenuto in vita grazie al sostegno di chi considera un'offesa la stessa esibizione della bandiera italiana e vuole riempire le nostre scuole con simboli del proprio partito piuttosto che con i simboli del nostro Stato
Non è passato invano però questo ultimo anno e il desiderio che espressi l'anno scorso che al presidente del consiglio fosse accordato quello che è un suo diritto, quello di essere processato, forse sta per diventare realtà.
Dei Giudici coraggiosi, nelle Procure di Palermo, di Caltanissetta, di Firenze, stanno dissipando il pesante velo nero che finora ha coperto i veri responsabili delle stragi del '92 e del '93, stanno portando alla luce le trame che hanno portato a quelle stragi e alla nascita, sul sangue di quelle stragi, di questa disgraziata seconda repubblica ormai in cancrena.
Forse si avvicina il momento in cui, dopo Beta, anche Alfa potrà essere processato, dopo Autore 2 anche Autore 1 potrà essere giudicato e, dato che già abbiamo un Condannato 2 per concorso esterno in associazione mafiosa anche il suo sodale, il Cesare, il numero 1, possa essere identificato un giorno con lo stesso prefisso.
Quello stesso sodale insieme al quale hanno più volte proclamato eroe un mafioso, un pluri-assassino come Vittorio Mangano, spacciando senza vergogna l'omertà e la bestialità per eroismo e cercando di renderci difficile adoperare questo termine per i "nostri" eroi, Per Paolo, per Giovanni, per Francesca, per Agostino, Claudio, Emanuela, Vincenzo, Walter e tanti altri veri eroi e martiri, morti per servire lo Stato ma uccisi purtroppo troppo spesso proprio per opera di pezzi deviati dello Stato.
Allora, per ricordare a quest'uomo, che noi pretendiamo sparisca dalla scena politica del nostro paese, chi sono i veri eroi e i veri martiri, che cosa è stata quella RESISTENZA della quale vorrebbe cancellare anche il nome, da dove nasce quella Costituzione della quale vorrebbe fare strame, adopererò proprio le parole di quel Pietro Calamandrei il cui nome ha sporcato soltanto con il pronunziarlo.
Nella seduta del 7 marzo 1947 dell'Assemblea Costituente, riferendosi ai martiri della Resistenza ma con parole che sembrano scritte oggi per questi martiri morti per la Giustizia e per la Libertà, Pietro Calamandrei diceva :
"Essi sono morti senza retorica, con semplicità, come se si trattasse di un lavoro quotidiano da compiere, il grande lavoro che occorreva per restituire all'Italia libertà e dignità. Di questo lavoro si sono riservati la parte più difficile, quella di morire, di testimoniare, con la resistenza e la morte, la fede nella Giustizia. A noi è rimasto un compito cento volte più agevole: quello di tradurre il leggi chiare, stabili e oneste il sogno di una società più giusta e più umana, di una solidarietà di tutti gli uomini alleati a debellare il dolore", il sogno di Paolo Borsellino, il nostro sogno, "Assai poco in verità, ci chiedono i nostri morti. NON DOBBIAMO TRADIRLI".
Ed è per non tradirli che, fino a quando questa tragica e insieme ridicola figura di dittatore da operetta e da tragedia non sarà abbattuta, che noi continueremo a lottare, a levare in alto le nostra AGENDE ROSSE e ad alzare il nostro grido di battaglia:
RESISTENZA, RESISTENZA, RESISTENZA.
Salvatore Borsellino
FUORI LA MAFIA DALLO STATO