mercoledì 7 settembre 2011

Uno sciopero giusto al momento giusto



Ieri si è tenuto lo sciopero generale indetto dalla sola CGIL: la manifestazione principale a Roma e poi numerosi cortei nelle principali città d’Italia, anche in Umbria si sono organizzati presidi a Perugia e Terni. Come purtroppo spesso accade la cosiddetta informazione non informa: vedendo la TV ho appreso che la CGIL adottava un comportamento irresponsabile, che lo sciopero era prematuro, che la via parlamentare era la strada per migliorare la manovra o, al contrario, che era doveroso stare dalla parte del lavoro o comunque in tutti i luoghi dove si protestava. Ma quali sono le motivazioni che hanno spinto il sindacato più grande e rappresentativo del nostro paese ad indire uno sciopero generale? Per quali ragioni centinaia di migliaia di lavoratori hanno incrociato le braccia, rinunciando a percepire un giorno di salario in tempi di ristrettezze economiche?
Questo, ovviamente, il circuito mediatico non ce lo ha comunicato: la disinformazione è funzionale al regime. La CGIL ha indetto lo sciopero generale per dire NO a questa manovra che cambia continuamente e che, tuttavia, mantiene una sola caratteristica invariata: la sua sfacciata iniquità. Aumento dell’età pensionabile, taglio dei trasferimenti agli enti locali con conseguente riduzione dei servizi ai cittadini, blocco dello stipendio per gli statali, legalizzazione della possibilità di deroga ai contratti collettivi nazionali.
Questa manovra presenta forti tratti classisti nel senso che fa sopportare il peso del risanamento economico ad alcune specifiche classi sociali: i lavoratori dipendenti, il pubblico impiego ed i pensionati; l’elettorato che tendenzialmente non vota per i partiti dell’attuale governo. A conferma di ciò è utile ricordare come vengano risparmiate dai costi dei sacrifici economici altrettante classi sociali: gli speculatori, i possessori di grandi patrimoni, i percettori di redditi alti, gli evasori.
Appurato ciò per quale motivo la CGIL avrebbe dovuto rinunciare allo sciopero generale il solo strumento, seppur logoro e in parte superato dal tempo, in grado di incidere sulle dinamiche politiche del paese? Una risposta, personalmente, non riesco a trovarla! E, francamente, neanche mi convince chi argomenta affermando che non è responsabile indire uno sciopero generale in un momento di crisi economica. Le stesse persone che parlano di responsabilità fanno parte di quella classe politica che prima ha negato la crisi, accusando di disfattismo qualsiasi voce fuori dal coro, e poi si è dimostrata completamente inadeguata a gestire l’emergenza. Sono loro gli irresponsabili! Secondo questi signori non solo si deve rinunciare a diritti acquisiti ad un tenore di vita dignitoso ma lo si deve accettare anche in silenzio. D’altronde c’è la crisi economica, ma chi ha provocato questa crisi? Forse le classi popolari che vengono chiamate a sopportarne il peso? Il punto è che questo modello di sviluppo, in cui vengono compressi i diritti e i salari dei lavoratori, va cambiato: non solo perché insopportabilmente ingiusto ma anche perché economicamente svantaggioso. Lo sciopero della CGIL è servito a ricordare anche questo. Se non ora quando ?

Alex Paiella

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