Ieri si è tenuto lo
sciopero generale indetto dalla sola CGIL: la manifestazione
principale a Roma e poi numerosi cortei nelle principali città
d’Italia, anche in Umbria si sono organizzati presidi a Perugia e
Terni. Come purtroppo spesso accade la cosiddetta informazione non
informa: vedendo la TV ho appreso che la CGIL adottava un
comportamento irresponsabile, che lo sciopero era prematuro, che la
via parlamentare era la strada per migliorare la manovra o, al
contrario, che era doveroso stare dalla parte del lavoro o comunque
in tutti i luoghi dove si protestava. Ma quali sono le motivazioni
che hanno spinto il sindacato più grande e rappresentativo del
nostro paese ad indire uno sciopero generale? Per quali ragioni
centinaia di migliaia di lavoratori hanno incrociato le braccia,
rinunciando a percepire un giorno di salario in tempi di ristrettezze
economiche?
Questo, ovviamente, il
circuito mediatico non ce lo ha comunicato: la disinformazione è
funzionale al regime. La CGIL ha indetto lo sciopero generale per
dire NO a questa manovra che cambia continuamente e che, tuttavia,
mantiene una sola caratteristica invariata: la sua sfacciata
iniquità. Aumento dell’età pensionabile, taglio dei trasferimenti
agli enti locali con conseguente riduzione dei servizi ai cittadini,
blocco dello stipendio per gli statali, legalizzazione della
possibilità di deroga ai contratti collettivi nazionali.
Questa manovra presenta
forti tratti classisti nel senso che fa sopportare il peso del
risanamento economico ad alcune specifiche classi sociali: i
lavoratori dipendenti, il pubblico impiego ed i pensionati;
l’elettorato che tendenzialmente non vota per i partiti
dell’attuale governo. A conferma di ciò è utile ricordare come
vengano risparmiate dai costi dei sacrifici economici altrettante
classi sociali: gli speculatori, i possessori di grandi patrimoni, i
percettori di redditi alti, gli evasori.
Appurato ciò per quale
motivo la CGIL avrebbe dovuto rinunciare allo sciopero generale il
solo strumento, seppur logoro e in parte superato dal tempo, in
grado di incidere sulle dinamiche politiche del paese? Una risposta,
personalmente, non riesco a trovarla! E, francamente, neanche mi
convince chi argomenta affermando che non è responsabile indire uno
sciopero generale in un momento di crisi economica. Le stesse persone
che parlano di responsabilità fanno parte di quella classe politica
che prima ha negato la crisi, accusando di disfattismo qualsiasi voce
fuori dal coro, e poi si è dimostrata completamente inadeguata a
gestire l’emergenza. Sono loro gli irresponsabili! Secondo questi
signori non solo si deve rinunciare a diritti acquisiti ad un tenore
di vita dignitoso ma lo si deve accettare anche in silenzio.
D’altronde c’è la crisi economica, ma chi ha provocato questa
crisi? Forse le classi popolari che vengono chiamate a sopportarne
il peso? Il punto è che questo modello di sviluppo, in cui vengono
compressi i diritti e i salari dei lavoratori, va cambiato: non solo
perché insopportabilmente ingiusto ma anche perché economicamente
svantaggioso. Lo sciopero della CGIL è servito a ricordare anche
questo. Se non ora quando ?
Alex Paiella
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