martedì 5 aprile 2011

Vado Via/Resto..?


Sembra sempre che piu' in basso di cosi' non si possa scendere, che la mossa peggiore, questo governo, l'abbia già fatta e che il fondo sia già stato raggiunto, toccato e superato. E invece no. Invece con una cadenza piu' o meno regolare, si presenta una situazione che fino al giorno prima non era immaginabile: qualcuno ancora rimane sconvolto, indignato, scandalizzato. Qualcuno. La maggiorparte della gente, ormai, è assuefatta, anestetizzata, legge il titolone sul giornale e passa oltre, chi per disinteresse, chi per stanchezza, chi perchè “tanto sono tutti uguali”. E per quei qualcuno diventa sempre piu' difficile controbattere, rispondere, sperare nel cambiamento, lavorare per il cambiamento: sono sempre di piu', infatti, quelli che scelgono di andarsene. Solo lo scorso anno piu' di 110mila italiani (quasi quanto l'intera popolazione di Terni) hanno scelto di fare la valigia e lasciare il loro Paese: tanti i famosi “cervelli in fuga”, studiosi, scienziati, ricercatori che qui non fanno che scontrarsi con l'evidenza che con la ricerca e la cultura in Italia non si mangia; tanti che non trovano lavoro; tanti che non trovano un lavoro adeguato ai tanti anni di studio che hanno alle spalle. Ognuno di noi ha almeno un amico che dopo l'Erasmus o una qualsiasi esperienza all'estero ha deciso di trasferirsi in pianta stabile dopo la laurea: vedere la differenza, vedere che è possibile un paese in cui, ad esempio, l'Università è davvero per tutti e il Merito è l'unico metro di giudizio, rende difficile tornare a confrontarsi con la nostra terra dell'immobilità. Ed il punto è proprio questo: chi potrebbe dare la svolta a questo paese, chi potrebbe farlo cambiare, chi potrebbe costituire la vera, nuova, classe politica, se ne va, mentre chi vuole continuare a fertilizzare la terra dei cachi vi rimane saldamente radicato. Non è un'accusa: la mia paura è proprio di essere, un giorno, “costretta” a fare la valigia, perchè la verità è che io non voglio andare via, per quanto i motivi per partire siano molti, molti di piu' rispetto a quelli per restare, non voglio andare a cercare altrove quello che il mio paese dovrebbe offrirmi. A questo punto pero' credo che questo governo, e con lui la parte mediocre di questo paese, abbia sempre avuto un piano ben congegnato, basato proprio su questa escalation di immoralità, di illegalità e pochezza. Non ci è voluto molto, infondo, perchè tutto questo dilagasse: il terreno era già reso fertile dall'individualismo e dalla mancanza di quel senso di “popolo” che tanto preoccupava D'Azeglio 150 anni fa, perchè gli italiani infondo si sentono uniti e solidali solo quando la nazionale di calcio vince i mondiali (e considerando che la cosa avviene piu' o meno ogni 25 anni, capirete la gravità della situazione..). Una fabbrica che chiude per trasferirsi dove la manodopera costa meno, è un problema esclusivo degli operai che ci lavoravano; i tagli all'università e alla cultura sono un problema esclusivo dei ricercatori; la scuola che non rinnova il contratto ai docenti, è un problema esclusivo degli insegnanti. Persino un terremoto che cancella una città, è un problema esclusivo di chi ha perso la casa, la famiglia, gli amici, figuriamoci quanto può interessarci di chi è talmente disperato che vende tutto quello che ha per comprarsi la possibilità di salire su una barchetta sperando di arrivare dall'altra parte del mare. Ed è per questo che il telegiornale della prima rete televisiva pubblica, puo' permettersi di glissare sul fatto che il nostro premier, pluriinquisito come in nessuna altra parte del Mondo, va a Lampedusa a declamare il suo shopping immobiliare (alla faccia di chi casa non ce l'ha!) per spostare i riflettori da Montecitorio, dove i suoi lacchè spignono per l'ennesima legge ad personam. Perchè concretamente, se domani il premier non va in tribunale o uno dei suoi reati cade in prescrizione, nella quotidianità dell'italiano medio non cambia nulla. Ogni categoria, civile o professionale, alza la testa solo quando è il proprio orticello ad essere messo in discussione, come se non ci fossero connessioni, come se non fossero indispensabili una all'altra. E credo che sia il sentirsi isolati, a spingere sulla decisione di fare la valigia: esattamente quello che il governo, e la parte mediocre di questo Paese, desiderano. Cerchiamo di non andarcene, cerchiamo di non lasciare ancora piu' margine di distruzione a chi pensa solo al proprio metroquadro, cerchiamo di smettere di essere solo un popolino e diventiamo finalmente un popolo vero.

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