venerdì 17 giugno 2011

Cinquant'anni di Pace



Anche se molti non lo ricordano quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario della prima “marcia della pace”. Il 24 Settembre 1961, Aldo Capitini, socialista liberale, e Giorgio La Pira, cristiano sociale, marciarono con pochissimi altri coraggiosi da Perugia ad Assisi, per dire un secco no alla pratica più oscena e crudele dell’umanità: la guerra. Alcuni li chiamarono utopisti, altri li definirono perfino pazzi. Qualsiasi cosa fossero, tale manifestazione conta oggi la partecipazione di decine di migliaia di persone e si è affermata, a livello nazionale ed internazionale, come uno dei momenti più importanti di attivismo del movimento pacifista. Tutto questo nonostante l’isolamento, umano e politico, che i nostri due sognatori furono costretti a subire. Negli stessi anni infatti, Fabrizio Fabbrini, il primo obiettore di coscienza cattolico, era condannato a sette anni di carcere per essersi sottratto alla leva. Allora come oggi essere pacifisti non è una scelta facile: in molti paesi chi rifiuta il servizio militare è punibile con pene severe, mentre anche negli stati più civili chi si definisce obiettore di coscienza o manifesta contro la guerra è spesso tacciato dall’opinione pubblica di antipatriottismo o, peggio, di tradimento nazionale.
Pochi giorni fa presso la casa dell’associazionismo di Perugia si è tenuto il primo incontro della Tavola della Pace, l’organizzazione che promuove il coordinamento dei soggetti che intendono partecipare attivamente alla cinquantesima edizione della marcia. Come giovani dell’Italia dei Valori abbiamo aderito con entusiasmo, comprendendo pienamente il valore unico di questa iniziativa. Soprattutto in un momento storico come quello attuale, caratterizzato dal violento riacutizzarsi di conflitti latenti e dall’emergere di nuovi terribili scenari di guerra. Pace tuttavia non è solo la mancanza di conflitti: pace è libertà di credo e di opinione, pace è il diritto ad avere un lavoro dignitoso, pace è avere acqua potabile e cibo a sufficienza per se e per la propria famiglia, pace è vivere in all’interno di un ambiente non contaminato, pace è assenza di corruzione e mafia. Già dalla scorsa edizioni la Tavola aveva scelto di caratterizzare la marcia con sei parole che contribuissero a darle quell’ampio significato che essa vuole avere. Termini come nonviolenza, giustizia, libertà, diritti umani, responsabilità, speranza, grazie ai quali possiamo comprendere quanto esteso sia il valore di questa straordinaria iniziativa, che non è confinabile all’interno di steccati ideologici e percorsi ortodossi. In questa edizione inoltre la marcia sarà preceduta da un meeting di due giorni dedicato ai giovani, all’interno del quale sarà possibile creare luoghi autogestiti di informazione, dibattito, ricreazione. Tutto questo anche per sottolineare il ruolo che le nuove generazioni hanno sempre avuto nell’organizzare la marcia e nel diffondere i valori che ne sono alla base nella nostra società.

“Io non dico: fra poco o molto tempo avremo una società che sarà perfettamente nonviolenta... a me importa fondamentalmente l'impiego di questa mia modestissima vita, di queste ore o di questi pochi giorni; e mettere sulla bilancia intima della storia il peso della mia persuasione” Aldo Capitini
Matteo Minelli

giovedì 16 giugno 2011

Amianto, morti silenziose


Si è tenuta ieri in un'aula gremita del Tribunale di Torino la requisitoria del pm Raffaele Guariniello nel processo che vede imputati i dirigenti della Eternit, multinazionale dell’amianto. L'accusa nei confronti di Stephan Schmidheiny e Jean Louis De Cartier De Marchienne, ex proprietari dell'azienda, è di disastro doloso e omissione volontaria di cautele sul luogo di lavoro. Nonostante fin dai primi anni sessanta fosse scientificamente dimostrato che le fibre di amianto causano una forma specifica di cancro, il mesotelioma pleurico (patologia caratterizzata da un altissimo livello di mortalità), oltre ad una malattia particolare l’asbestosi, l’Eternit continuò non soltanto a produrre tale materiale, ma operò al fine di tenere nella più totale ignoranza gli operai che lavoravano nelle sue fabbriche, oltre ai residenti nelle zone limitrofe agli stabilimenti. A Casale Monferrato, Broni, Bagnoli e Cavagnolo, alla Fincantieri di Monfalcone, non se ne sono andati soltanto lavoratori dell’amianto, ma con loro sono scomparsi familiari, amici e tanti semplici cittadini che nulla avevano a che fare con l’eternit. Tutti venuti a contatto con le micidiali microfibre , che in areatori, camion e inconsapevoli esseri umani hanno contribuito a disperdere in tutto il tessuto urbano. Questa immane catastrofe, i cui danni effettivi saranno calcolabili soltanto nei prossimi decenni ( il picco massimo di morti per mesotelioma nelle aree contaminate secondo recenti studi si avrà tra il 2015 e il 2020), non è figlia della negligenza e neppure della superficialità, ma della volontà dei vertici aziendali di continuare a fare ingenti profitti disinteressandosi della salute della collettività. In palese contrasto con l’articolo 41 della costituzione che recita: “L’iniziativa economica è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”. Per questo motivo siamo convinti che la sentenza segnerà un passo decisivo nel rendere giustizia a tutte le vittime dell’amianto e ai loro familiari, che da anni combattono una battaglia di civiltà per riaffermare il principio che di lavoro deve essere fonte di vita e non causa di morte.



Matteo Minelli 


lunedì 13 giugno 2011

Vinciamo noi, Vinciamo tutti!




Il risultato dei referendum dimostra che nel Paese esiste una maggioranza assoluta di cittadini che hanno interesse a difendere i beni e i diritti comuni, valori che il nostro partito assieme ai comitati ha deciso di difendere e promuovere, quando ancora pochi credevano che questa battaglia di civiltà e democrazia sarebbe stata vinta.
Questa giornata riafferma l'importanza dell'unico strumento di democrazia diretta nelle mani degli italiani, uno strumento che se utilizzato non strumentalmente si dimostra efficace e condiviso.
La percentuale di affluenza che si delinea va oltre le aspettative e gli schieramenti politici, dando uno schiaffo morale a tutti i tentativi di disinformare, boicottare e censurare questa campagna referendaria.
Si riafferma così uno spirito di cittadinanza che a partire dai risultati delle ultime amministrative sembra guidare una rinascita politica, etica e civica, che riunifica l'Italia dalle Alpi a Lampedusa.
L'unità pratica e di intenti che i militanti dei partiti di centrosinistra e dei comitati hanno costruito nel corso delle settimane di incessante opera informativa, costituisce la base di qualsiasi futuro progetto per la costruzione di un'alternativa democratica al governo delle destre, affinché al populismo di questo governo si sostituisca una una nuova fase politica con i bisogni e le aspettative dei cittadini al centro di ogni progetto nazionale.

Comitato referendario IDV Umbria
Dipartimento Giovani IDV Umbria
Dipartimento Ambiente IDV Umbria

giovedì 2 giugno 2011

La Rivoluzione Arancione


Qualche mese fa nessuno se lo sarebbe aspettato. Un compagno a Milano e un magistrato a Napoli. La macchina del fango e una campagna elettorale basata su insulti e denigrazioni non sono servite a vincere, anzi sono state utili solo per rendere la sconfitta ancora più schiacciante e amara. L’elemento decisivo è stato sempre lui, nella buona e nella cattiva sorte, Berlusconi. Questa volta però nella buona sorte, per lo meno la nostra, di quelli che si sono sempre opposti a una politica basata sul favore e sull’imbroglio. Per una volta, dopo anni, ha vinto l’Italia migliore, quella che spera ancora di poter far risorgere il proprio paese, quella che crede ancora nel futuro. Una vittoria che è stata possibile anche grazie al PD, che si è fatto da parte o lo è stato messo, l’altro grande sconfitto di questa tornata elettorale. Un insuccesso magari non palesato dai numeri, ma che da un punto di vista morale e intellettuale, si è fatto e si farà sentire. Già, perché è proprio a Napoli e Milano, in queste due città, simbolo del cambiamento, che il PD perdendo le primarie o non riuscendo a superare il primo turno ha permesso ai candidati di sinistra (quelli veri) di vincere e di dare nuove speranze a due città martoriate da una politica scellerata portata avanti dai due maggiori partiti italiani: PD e PDL. Il segnale emerso dalle urne è stato chiaro: i cittadini non vogliono più affidarsi a quelle persone che negli ultimi venti anni hanno portato il paese ai minimi storici, non sono più disposte a vedere dentro le istituzioni personaggi che nella loro carriera politica hanno avuto come unica occupazione quella di fare inciuci a destra e a sinistra, non vogliono consegnare la guida delle loro istituzioni a individui da una bassissima caratura morale.


Si riparte da Milano e Napoli, questi saranno i primi ostacoli da superare; confermando la capacità di saper governare in maniera onesta e trasparente e dimostrando di saper proporre misure e soluzioni nuove a quelli che sono i problemi e le necessità dei cittadini. E’ arrivato il momento di dimostrare di essere anche forze di governo e non solo di opposizione. D’ora in avanti i cavalli di battaglia dovranno essere i contenuti che comporranno la politica di governo, non più le critiche e gli attacchi verso gli altri, anche su questo occorrerà verificare la maturità dei nuovi soggetti ed è forse proprio questa la maggiore aspettativa dei cittadini, non c’è più spazio per chi parla e basta, ci vogliono dei fatti.
La fiducia ora è stata data, sta a chi è stato chiamato in causa a non tradire le attese.


Lorenzo Di Schino

mercoledì 1 giugno 2011

Referendum: il Governo boicotta il voto degli Italiani all'estero



Il 12 e il 13 Giugno siamo chiamati a votare per un'importante consultazione referendaria su tre quesiti. Decideremo se il nostro paese si proietterà nel futuro abbracciando le energie rinnovabili oppure farà un balzo indietro tornando all'energia nucleare; se l'acqua é un diritto o una merce come le altre, e se la legge é uguale per tutti i cittadini o ce ne sono alcuni più uguali di altri.
Il Governo, é ormai chiaro a tutti, sta cercando in tutti i modi di sabotare il referendum non solo con il classico "andate al mare" di craxiana memoria" ma anche evitando di informare i cittadini. Senza ricordare il mancato accorpamento delle date referendarie con le elezioni amministrative che é costato 400 milioni di euro, soldi pubblici che in tempo di crisi potevano essere usati in ben altro modo.
Ma c'é anche un altro aspetto della strategia di sabotaggio governativa forse meno noto: si tratta del voto degli Italiani all'estero.
Gli Italiani all'estero hanno il diritto e il dovere di votare ma di fatto hanno notevoli restrizioni nel poterlo esercitare concretamente. Funziona così: le schede elettorali vengono inviate dai consolati alle residenze degli italiani all'estero i quali votano per corrispondenza rispedendo la scheda compilata. Purtroppo in moltissimi casi, nella stragrande maggioranza dei casi, i consolati non stanno inviando le schede elettorali per cui gli Italiani che vivono all'estero devono andare a ritirarle di persona presso il consolato più vicino. Molti consolati inoltre sono stati chiusi negli ultimi anni e quindi, non essendo possibile neanche un ritiro per delega della scheda elettorale, ne deriva che molti italiani non votano. Tuttavia i residenti all'estero concorrono alla formazione del quorum per il referendum e si tratta di oltre tre milioni di aventi diritto al voto. Inoltre negli ultimi mesi gli stessi consolati, su indicazione del ministero degli esteri, hanno aggiornato le iscrizioni degli italiani presso le anagrafi elettorali all'estero che sono aumentate di oltre l'8%. La conseguenza di questa strategia antidemocratica é la seguente: per raggiungere il quorum in queste circostanze non si dovrà raggiungere il 50 % + uno dei voti realmente espressi ma, tenendo conto degli Italiani che avranno difficoltà a votare, si avrà bisogno della partecipazione di almeno il 55% degli aventi diritto al voto.


A questo si aggiunge il tentativo di bloccare il quesito sul nucleare con l'introduzione di una norma legislativa che sospende solamente per un anno il programma di costruzione delle centrali sulla quale entro il 9 giugno la Cassazione dovrà esprimersi in merito. Questo rende ancora più grave la situazione. Nel caso in cui la Corteo decida per l'annullamento del quesito ci troveremo in una situazione abominevole: infatti per quella data i pochi italiani all'estero che avranno ricevuto le schede avranno già espresso il proprio voto (gli italiani residenti all'estero devono spedire le loro schede entro il 9 giugno). Si tratterebbe per la prima nella storia repubblicana di una consultazione elettorale fermata quando alcuni elettori hanno già espresso il proprio voto, una consultazione che viene interrotta a voto già aperto. É evidente che il comportamento del Governo e della maggioranza é quello di chi vede tramontare la propria era e cerca di restare al potere in tutti i modi possibili incurante delle conseguenze: muoia Sansone con tutti i Filistei. Per questo il 12 e il 13 giugno dobbiamo andare a votare e accelerare l'inizio di una nuova stagione.

Alex Paiella