Anche
se molti non lo ricordano quest’anno ricorre il cinquantesimo
anniversario della prima “marcia della pace”. Il 24 Settembre
1961, Aldo Capitini, socialista liberale, e Giorgio La Pira,
cristiano sociale, marciarono con pochissimi altri coraggiosi da
Perugia ad Assisi, per dire un secco no alla pratica più oscena e
crudele dell’umanità: la guerra. Alcuni li chiamarono utopisti,
altri li definirono perfino pazzi. Qualsiasi cosa fossero, tale
manifestazione conta oggi la partecipazione di decine di migliaia di
persone e si è affermata, a livello nazionale ed internazionale,
come uno dei momenti più importanti di attivismo del movimento
pacifista. Tutto questo nonostante l’isolamento, umano e politico,
che i nostri due sognatori furono costretti a subire. Negli stessi
anni infatti, Fabrizio Fabbrini, il primo obiettore di coscienza
cattolico, era condannato a sette anni di carcere per essersi
sottratto alla leva. Allora come oggi essere pacifisti non è una
scelta facile: in molti paesi chi rifiuta il servizio militare è
punibile con pene severe, mentre anche negli stati più civili chi si
definisce obiettore di coscienza o manifesta contro la guerra è
spesso tacciato dall’opinione pubblica di antipatriottismo o,
peggio, di tradimento nazionale.
Pochi
giorni fa presso la casa dell’associazionismo di Perugia si è
tenuto il primo incontro della Tavola della Pace, l’organizzazione
che promuove il coordinamento dei soggetti che intendono partecipare
attivamente alla cinquantesima edizione della marcia. Come giovani
dell’Italia dei Valori abbiamo aderito con entusiasmo,
comprendendo pienamente il valore unico di questa iniziativa.
Soprattutto in un momento storico come quello attuale,
caratterizzato dal violento riacutizzarsi di conflitti latenti e
dall’emergere di nuovi terribili scenari di guerra. Pace tuttavia
non è solo la mancanza di conflitti: pace è libertà di credo e di
opinione, pace è il diritto ad avere un lavoro dignitoso, pace è
avere acqua potabile e cibo a sufficienza per se e per la propria
famiglia, pace è vivere in all’interno di un ambiente non
contaminato, pace è assenza di corruzione e mafia. Già dalla scorsa
edizioni la Tavola aveva scelto di caratterizzare la marcia con sei
parole che contribuissero a darle quell’ampio significato che essa
vuole avere. Termini come nonviolenza, giustizia, libertà, diritti
umani, responsabilità, speranza, grazie ai quali possiamo
comprendere quanto esteso sia il valore di questa straordinaria
iniziativa, che non è confinabile all’interno di steccati
ideologici e percorsi ortodossi. In questa edizione inoltre la marcia
sarà preceduta da un meeting di due giorni dedicato ai giovani,
all’interno del quale sarà possibile creare luoghi autogestiti di
informazione, dibattito, ricreazione. Tutto questo anche per
sottolineare il ruolo che le nuove generazioni hanno sempre avuto
nell’organizzare la marcia e nel diffondere i valori che ne sono
alla base nella nostra società.
“Io non dico: fra poco o molto tempo
avremo una società che sarà perfettamente nonviolenta... a me
importa fondamentalmente l'impiego di questa mia modestissima vita,
di queste ore o di questi pochi giorni; e mettere sulla bilancia
intima della storia il peso della mia persuasione” Aldo Capitini
Matteo Minelli