giovedì 16 giugno 2011

Amianto, morti silenziose


Si è tenuta ieri in un'aula gremita del Tribunale di Torino la requisitoria del pm Raffaele Guariniello nel processo che vede imputati i dirigenti della Eternit, multinazionale dell’amianto. L'accusa nei confronti di Stephan Schmidheiny e Jean Louis De Cartier De Marchienne, ex proprietari dell'azienda, è di disastro doloso e omissione volontaria di cautele sul luogo di lavoro. Nonostante fin dai primi anni sessanta fosse scientificamente dimostrato che le fibre di amianto causano una forma specifica di cancro, il mesotelioma pleurico (patologia caratterizzata da un altissimo livello di mortalità), oltre ad una malattia particolare l’asbestosi, l’Eternit continuò non soltanto a produrre tale materiale, ma operò al fine di tenere nella più totale ignoranza gli operai che lavoravano nelle sue fabbriche, oltre ai residenti nelle zone limitrofe agli stabilimenti. A Casale Monferrato, Broni, Bagnoli e Cavagnolo, alla Fincantieri di Monfalcone, non se ne sono andati soltanto lavoratori dell’amianto, ma con loro sono scomparsi familiari, amici e tanti semplici cittadini che nulla avevano a che fare con l’eternit. Tutti venuti a contatto con le micidiali microfibre , che in areatori, camion e inconsapevoli esseri umani hanno contribuito a disperdere in tutto il tessuto urbano. Questa immane catastrofe, i cui danni effettivi saranno calcolabili soltanto nei prossimi decenni ( il picco massimo di morti per mesotelioma nelle aree contaminate secondo recenti studi si avrà tra il 2015 e il 2020), non è figlia della negligenza e neppure della superficialità, ma della volontà dei vertici aziendali di continuare a fare ingenti profitti disinteressandosi della salute della collettività. In palese contrasto con l’articolo 41 della costituzione che recita: “L’iniziativa economica è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”. Per questo motivo siamo convinti che la sentenza segnerà un passo decisivo nel rendere giustizia a tutte le vittime dell’amianto e ai loro familiari, che da anni combattono una battaglia di civiltà per riaffermare il principio che di lavoro deve essere fonte di vita e non causa di morte.



Matteo Minelli 


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