venerdì 2 marzo 2012

Il Referendum non va in Prescrizione



Il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua da diversi anni sta portando avanti iniziative per il riconoscimento e la difesa dell’acqua come bene comune e diritto umano universale radicandosi sempre più territorialmente ed assumendo contemporaneamente un respiro nazionale. Il lavoro dei Movimenti ha contribuito a mettere a fuoco vari aspetti della questione acqua, che vanno dalla politica globale ad aspetti di carattere più territoriale. La tutela della risorsa acqua, la critica delle privatizzazioni, la ricerca di nuovi modelli gestionali pubblici incentrati sulla partecipazione attiva della cittadinanza sono una serie di capisaldi del programma politico che ha condotto alla grande campagna referendaria del 12-13 Giugno 2011. La straordinaria partecipazione popolare alla raccolta firme e i quasi 27 milioni di cittadine e cittadini che hanno votato ci danno un segnale chiaro di quanto il tema dell'acqua susciti interesse nell'opinione pubblica.
Gli Italiani hanno detto in modo inequivocabile che non si deve trarre profitto dalla gestione degli acquedotti. Dichiarando ammissibile il referendum sulla remunerazione al 7% del capitale investito, la Corte Costituzionale ha stabilito che il quesito possedeva tutti i requisiti di formulazione idonei a conseguire il fine di ‘rendere estraneo alle logiche del profitto il governo e la gestione dell’acqua’. La Corte ha stabilito inoltre che ‘coessenziale alla nozione di rilevanza economica del servizio è la copertura dei costi non già la remunerazione del capitale’, per cui la normativa successiva all’esito referendario è ‘immediatamente applicabile’, in quanto ‘determinata in modo tale da assicurare la copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio’. A parte i tentativi, del governo Berlusconi prima e di quello Monti poi, di depotenziare gli effetti dell'esito referendario, ad oggi, nessuna delle determinazioni chieste dalla maggioranza degli Italiani è stata ancora messa in pratica. Il perché appare ovvio soprattutto nel caso delle gestioni miste pubblico-privato che troppo spesso finiscono per trasformarsi in sistemi di scambio consenso-favori con conseguenze assolutamente negative in termini di efficienza del servizio ed in termini di costi per i cittadini.
Dobbiamo amaramente constatare che anche nella nostra regione nulla ancora è stato fatto dalle istituzioni locali per tradurre la volontà dei cittadini in atti amministrativi e tecnici concreti. Viceversa accogliamo con favore l’esperienza di ripubblicizzazione promossa dalla giunta di Napoli e dal sindaco Luigi de Magistris, organizzatore del recente “Il 'Forum dei Comuni per i beni comuni' , all’interno del quale è stata lanciata una mobilitazione importante per la partecipazione diretta dei cittadini alle scelte di governo del territorio.
Per comprendere l’importanza di questo tema occorre ricordare che fino su scala nazionale dal 2002 al 2010 le bollette dell'acqua hanno subito un incremento del 65% e se si prende in considerazione la classifica degli ATO più esosi si osserva che tra i primi 25 ben 21 sono a gestione mista (pubblico-privato) o completamente privata. A tale proposito, a livello locale, va ricordato che per quanto riguarda l'ATI 1 l'azienda Umbra Acque vanta, nel 2010, un utile di 2,3 milioni di euro, il 40 % del quale finisce nelle tasche del socio privato (ACEA SpA). Dai dati resi pubblici dal presidente di UA, appare possibile procedere ad una liquidazione del socio privato, visto che con i succitati volumi di profitto risulta facilmente percorribile la programmazione di un piano di recupero delle suddette quote da parte dell'azionariato pubblico.
Per quanto riguarda l'indennizzo per l'uscita dal capitale (danno emergente e lucro cessante dalla data di risoluzione sino al 2027, anno in cui terminerebbe la concessione) dovrà essere seriamente valutata la possibilità di dimostrare l'inadempienza del gestore nei confronti del Piano d'Ambito (lavora che il Forum sta portando avanti da qualche periodo). In particolare nel caso di UA dovranno essere tenuti conto: il forte differenziale tra i costi previsti dal Piano ed i costi reali (in aumento dal 2005 ad oggi e con una previsione catastrofica al 2016, +85%),la riduzione degli investimenti rispetto agli obbiettivi fissati nel Piano,il crescente disavanzo,le oltre 50 denunce di non conformità per scarichi e depuratori (alcune delle quali di rilevanza penale), il deposito cauzionali. Tutte iniziative che condanniamo fermamente così come un dichiarato nuovo aumento delle tariffe. Invitiamo perciò Umbra Acque e l'ATI di riferimento a scongiurare questa possibilità e a muoversi celermente nella direzione auspicata dai cittadini italiani con il referendum del 12 e 13 giugno.

Matteo Minelli
coordinatore regionale giovani Italia dei Valori Umbria
Andrea Ferroni
Coordinatore Provinciale Giovani Comuniste/i Perugia
Minestrini
coordinatore regionale FGCI Umbria,
Jacopo Giovagnoni
Circolo SEL Perugia



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