giovedì 22 marzo 2012

Lo Spread dei Diritti


 

Dalla scorsa estate una nuova parola carica di inquietanti significati è entrata nel quotidiano lessico degli Italiani, ispirando le scelte di politica economica e gli interventi nel settore pensionistico del governo e incidendo profondamente nelle condizioni  di vita materiali dei cittadini. Stiamo parlando dello spread che indica il differenziale di rendimento tra i titoli di debito emessi dallo stato italiano (BOT, CCT) e quelli  emessi dallo stato tedesco (BUND).  Le manovre del governo avevano come obiettivo quello di far diminuire lo spread, ovvero far calare la differenza tra i tassi di interesse dei titoli di stato italiani e tedeschi. Quindi lo spread indica una differenza quanti/qualitativa tra due situazioni comparabili.
Ciò detto esiste un altro spread che condiziona la vita di centinaia di migliaia di cittadini italiani e che per ciò meriterebbe di entrare nell’agenda e nel dibattito politico nazionale. Stiamo parlando dello spread dei diritti ovvero della drammatica differenza che esiste tra l’Italia e gli altri paesi europei nel riconoscimento dei diritti civili. Recentemente ce lo ha ricordato una sentenza della Corte di Cassazione che, chiamata a pronunciarsi sul riconoscimento di un matrimonio omosessuale contratto in Olanda da una coppia italiana, ha negato la trascrizione del matrimonio a causa della lacuna nella legislazione italiana affermando tuttavia che: ”… una coppia di fatto, nell’impossibilità legislativa a contrarre matrimonio in Italia, ha diritto a vivere liberamente la propria condizione con pari diritti rispetto alle coppie etero”. La sentenza della corte sembra aprire la strada affinché le coppie LGBT si rivolgano al giudice ordinario finché il Parlamento non provvederà a legiferare in materia. In questa maniera si assisterebbe però ad un riconoscimento dipendente dalle singole sentenza e perciò variabile e non uniforme a livello nazionale.
Ma quale è la situazione negli altri paesi europei? Nei maggiori paesi dell’Unione (GB, Germania, Francia, Spagna, Olanda solo per citarne alcuni) esistono differenti forme di riconoscimento delle coppie di fatto, omosessuali o non, che prevedono diversi gradi di tutela. I nomi che assumono sono vari tuttavia esiste un nucleo di diritti che viene previsto in tutti gli ordinamenti legislativi: dai diritti di successione alla previdenza sociale, dall’assistenza sanitaria ai congedi in caso di eventi gravi del partner insomma tutte quelle tutele che permettono di vivere serenamente una vita di coppia.
In questo scenario l’Italia si distingue per la completa assenza di una disciplina normativa che regolamenti la materia. Nella passata legislatura si era assistito al timido tentativo del governo Prodi di introdurre, attraverso i DICO, il riconoscimento delle coppie di fatto. Tentativo naufragato tra l’ipocrisia del family day e la fragilità del sostegno parlamentare. Stessa sorte è toccata al disegno di legge contro l’omofobia presentato nell’attuale legislatura. Nel frattempo i fatti di cronaca ci hanno raccontato di soprusi, prepotenze, violenze e pestaggi a danno di coppie omosessuali. Ultima in ordine temporale quella verificatesi in una discoteca di Varesotto dove una coppia gay è stata malmenata da un buttafuori mentre ballava sul cubo. Questo clima di intolleranza omofoba viene poi alimentato dalle continue dichiarazioni di esponenti politici irresponsabili. Ricordate quanto detto recentemente dall’ex ministro Giovanardi (due donne che si baciano come chi fa pipi per strada)?    
In questo contesto di generale squallore e inciviltà si intravede però una piccola speranza rappresentata da un progetto di legge presentato dal PD  e dall’IDV che mira a regolamentare le unioni civili e dare quindi alle coppie di fatto gli stessi diritti della famiglia fondata sul matrimonio. Non resta che sperare che questo parlamento, fulminato sulla via di Damasco, decida di dare dignità a centinaia di migliaia di coppie italiane avvicinandoci all’Europa e cercando di diminuire, ancora una volta, questo maledetto spread.

Alex Paiella

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