martedì 15 marzo 2011

Buon Compleanno Italia!


Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi,
Perché non siam popolo,
Perché siam divisi…


Giuriamo far libero
Il suolo natìo:
Uniti per Dio
Chi vincer ci può?...


Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò…



Esattamente 150 anni fa i giovani italiani morivano per costruire un sogno, il SOGNO ITALIANO, quello di uno stato unitario sotto un unico potere.

SIAM PRONTI ALLA MORTE L’ITALIA CHIAMO!”, i nostri predecessori scendevano in campo canticchiando questa canzone, sapendo di combattere nel nome della Patria, di quella che dovevano conquistare, di quella che dovevano unire.

Una Patria che, dopo i morti e gli innumerevoli sforzi per unirla, vede prospettarsi un profondo e irrefrenabile declino verso quello che viene denominato “federalismo”, frutto di giochi d’interesse, non indirizzato a quello che un tempo veniva considerato Pubblico Interesse; e pensare che sono stati proprio i piemontesi, i ragazzi del Regno di Sardegna i primi a proporre l’Unita del nostro Paese e i primi a metterla in atto attraverso i moti rivoluzionari.


Con questi festeggiamenti, si ha l’occasione di ricordare e di ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile la creazione di uno Stato unito con una Costituzione, sacre ed inviolabile.

Grazie ragazzi che avete seguito le gesta e i piani di persone come Mazzini e Cavour, che avete dedicato la vostra esistenza e spesso la vostra vita al sogno di un’Italia unita, grazie alle 999 camice rosse che sono partite al fianco di Garibaldi nella sua spedizione.

Spero che questo anniversario ci faccia tirare fuori le bandiere dai nostri armadi, ce le faccia guardare, stringendole tra le nostre braccia, e ci faccia chiedere cosa simboleggia per noi il tricolore.

Massimo d’Azeglio disse una frase che tutt’ora riecheggia:

FATTA L’ITALIA BISOGNA FARE GLI ITALIANI”:

ITALIANI che siano pronti a difendere gli ideali che fino ad ora si è cercato di tenere ben saldi; ITALIANI che abbiano il coraggio di urlare a gran voce le proprie idee, e di incoraggiarsi a vicenda, come fece ben 164 anni fa Goffredo Mameli, poco più che ventenne, componendo L’inno nazionale più famoso al mondo, parole profonde, di un profondo senso di nazione e di dovere verso la Patria.



IO SONO ITALIANO E SONO FIERO DI ESSERLO…

Gabriele Tonicchi

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