domenica 23 ottobre 2011

La Questione Ikea




“Insoddisfacente”, così Matteo Minelli, coordinatore regionale dei giovani dell’Italia dei Valori, definisce la nota emanata ieri da Palazzo dei Priori in merito al caso Ikea. “Prendiamo atto che l’amministrazione comunale si definisce estranea a qualsiasi vicenda di carattere giudiziario. Tuttavia a questa affermazione non fa seguito alcun chiaro segnale di discontinuità. Ci preoccupa anzitutto - prosegue Minelli - il fatto che il Comune insista a voler proseguire l’iter procedurale senza assoggettare il progetto Ikea alla valutazione d’impatto ambientale. Lascia attoniti, poi, il fatto che Palazzo dei Priori si dica angosciato da un eventuale prolungamento dei tempi previsti per l’approvazione finale dell’insediamento. Mentre si prospettano illeciti e comportamenti non etici, l’unica inquietudine dell’amministrazione pare essere quella di accelerare i tempi. Al contrario, occorre aprire una seria riflessione sul profilo etico della vicenda, perdipiù in un clima di generale risentimento come quello attuale, senza rifugiarsi in giustificazioni banali e contraddittorie, centrate solo sull'aspetto economico. Un partito come l’Italia dei Valori - conclude Minelli - che in questi mesi si è distinto per aver sollevato senza inibizioni la questione morale, è perfettamente coerente quando chiede chiarezza su tutto il caso. Fino ad allora cautela vorrebbe che si evitassero forzose accelerazioni dell’iter tecnico amministrativo”

venerdì 21 ottobre 2011

Il 15 Ottobre visto da uno dei Giovani IdV Umbria



Sabato 15 Ottobre alla manifestazione degli Indignati a Roma c’eravamo anche noi Giovani dell’Italia dei Valori dell’Umbria. Per esprimere il nostro profondo dissenso per la linea politica tenuta nei confronti della crisi economica dal governo italiano che, in un’escalation di imbarazzanti capriole ha tentato prima di nasconderla, poi di sminuirla e infine di affrontarla con misure parziali e settarie. Per ribadire ad un’Italia in attesa del crollo dell’impero berlusconiano che il sistema economico finanziario nel quale viviamo è profondamente ingiusto. Con noi i precari del comitato 9 Aprile, il popolo dei referendum, i metalmeccanici della Fiom, il Popolo Viola e tanti altri. Tutti insieme per dar vita ad un evento straordinario: una mobilitazione mondiale che sfiduci il sistema capitalistico e dia il proprio alt alla dittatura finanziaria mondiale. Da New York a Tel Aviv, da Madrid a Bruxelles in 82 paesi si è sfilato per “far sapere ai politici e alle élite finanziare a cui sono asserviti, che ora siamo noi i popoli che decideremo il nostro futuro”come scrivono gli organizzatori nel sito web: “15october.net”. Un messaggio di speranza che ha legato i giovani della Primavera araba, gli Indignados spagnoli e il “movimento 99%” statunitense.
La nostra protesta è rimasta però in secondo piano. Oscurata dalle 
immagini di macchine bruciate e cassonetti rivoltati da centinaia di ragazzi incappucciati. Violenti, organizzati e pronti a tutto hanno avuto il tempo di creare scompiglio, fare danni e rovinare la manifestazione prima di dar vita ad una guerriglia con le forze dell’ordine. Le reazioni del giorno dopo le conosciamo: la macchina del fango dei media che equipara gli indignados con i violenti, le ragioni della protesta dissolte, richieste di limitazioni dei diritti vergognose, caccia ai mandanti morali. In questi casi verrebbe da chiedersi: cui prodest?A chi giova che sia andata a finire così?Ognuno si farà la sua idea. Delle immagini, però, vogliamo ricordare di quella giornata. Le decine di ragazzi, a volto scoperto, seduti davanti alle forze dell’ordine che urlavano “nonviolenza”, l’indignato che posa un mazzo di fiori sulla grata di un blindato della polizia, le centinaia di migliaia di cittadini italiani che, nonostante la rabbia per la disoccupazione, per il precariato, per i tagli, per una politica malsana e un paese che sta precipitando nella sua quintessenza, hanno scelto di manifestare con bandiere e slogan, mettendo tutto l'entusiasmo e la fantasia per poter dire finito il tempo di un’economia priva di vincoli che subordina ii diritti alla logica di mercato.


 Alessio Biccheri

Inchiesta Ikea



Per dare giudizi definitivi attendiamo il proseguimento e la chiusura dell’inchiesta, tuttavia si profilano coni d’ombra e atteggiamenti tutt’altro che trasparenti”. In questo modo Matteo Minelli, coordinatore dei giovani dell’Italia dei Valori dell’Umbria, commenta il blitz della guardia di finanza e della polizia presso la sede delle Opere Pie e del comune per reperire documentazioni sul caso Ikea. “Abbiamo appreso stamani dell’avanzamento dell’indagine, e vogliamo esprimere pieno sostegno all’attività della magistratura e delle forze dell’ordine”. L’inchiesta si pone due obiettivi: fare luce sul bonus di un milione e mezza di euro erogato all’ente ben oltre la data del 31 Dicembre 2010; termine ultimo entro cui incassare la somma secondo il contratto stipulato con la Sea. Denaro senza cui l’istituto avrebbe avuto i bilanci in rosso e forse sarebbe stato costretto a chiudere i battenti. Altra questione sulla quale le forze dell’ordine e la magistratura vogliono chiarimenti è l’operazione di permuta, nella quale i terreni di San Martino sono stati scambiati con dei vigneti a Montefalco poi rivenduti a prezzi piuttosto bassi. In tutta la vicenda il comune di Perugia è parte in causa, sia perché il sindaco nomina presidente e consiglio d’amministrazione delle Opere Pie, sia perché riceverà dai permessi di costruzione e dagli oneri di urbanizzazione degli immobili del complesso Ikea oltre sei milioni di euro.

Siamo convinti - prosegue Minelli - che il comune , saprà dare tutte le risposte necessarie a chiarire la questioni poste dalla magistratura. I perugini e tutti gli umbri meritano dei chiarimenti immediati tanto più in un periodo come quello odierno caratterizzato dall’esplodere della questione morale nella nostra regione e dall’emergere di comportamenti disonesti in una parte della classe politica. Oggi con ancora maggiore convinzione credo sia opportuno riaprire una riflessione sull’insediamento Ikea di San Martino. Quantomeno rinnovo la necessità di espletare tutte le procedure legislative legate all’iter di approvazione del progetto, prima tra esse la valutazione d’impatto ambientale. Mi pare ovvio – conclude il giovane coordinatore- che qualora emergessero dei profili di illegalità o anche soltanto fossero ravvisati comportamenti palesemente amorali sarebbe doveroso bloccare la costruzione del sito. 

foto umbria24

mercoledì 19 ottobre 2011

I Perchè del No allo Statuto



In questi giorni si sono avvicendati commenti sapienti da parte di “giornalisti” e rappresentanti degli studenti, che critici nei confronti delle voci del dissenso intorno allo statuto ne sottolineano l’infondatezza. A loro avviso ricercatori, movimenti, associazioni studentesche, giovanili di partito che all’unisono hanno preso le distanze dall’approvazione sarebbero nel migliore dei casi dei sognatori incapaci di confrontarsi con la realtà, nel peggiore degli ignoranti che neppure hanno letto il testo dello statuto e fanno solo opera di demagogia. Per questo ad oggi riteniamo opportuno entrare nei dettagli del nostro no.
Innanzitutto partiamo dalle modalità di stesura dello statuto: la commissione non ha mai reso pubblici i verbali delle sedute, in sostanza impedendo a tutte le componenti universitarie di informarsi sullo svolgimento dei lavori. Questo grave atto, è sintomo della scarsa trasparenza con cui vengono gestiti dei processi fondamentali della vita dell’ateneo. Processi che dovrebbero caratterizzarsi per partecipazione e limpidezza sono invece coordinati e indirizzati da una ristretta oligarchia. I rappresenti degli studenti, mentre a parole manifestavano il loro dissenso verso tale scelta, di fatto continuavano a partecipare alle sedute, prendendo parte così a processi gestionali verticali e privi di alcuna limpidezza. Un serio segnale di protesta sarebbe potuto essere l’abbandono, quantomeno momentaneo, dei lavori in corso; gli avremmo dato atto di avere quel coraggio di cui invece hanno sempre deficitato. Ancora oggi nessuno, tranne noi, ha suggerito la necessità di convocare un’assemblea d’ateneo per confrontarsi con gli studenti ed eventualmente indire un referendum di conferma.
Passando ai contenuti dello statuto. Una premessa merita il cosiddetto Codice Etico; si parla letteralmente di “doveri nei confronti della struttura di appartenenza” . Non vorremo che esso da strumento per proteggere l’ateneo da abusi e discriminazioni si trasformi in un escamotage per controllare il dissenso, in particolare tra docenti e ricercatori, nei confronti della gestione dell’Università.
Veniamo agli organi di governo dell’Ateneo. Innanzitutto il mandato del rettore, sebbene non rinnovabile, risulta a nostro avviso eccessivamente lungo; sei anni, di fatto senza alcun controllo, vista la tipologia di composizione degli organi, rappresentano un lasso di tempo utile a consolidare il potere e perseguire una gestione autoreferenziale della politica universitaria.
Gli eletti dalla componente studentesca in tutti gli organismi hanno mandato biennale mentre quelli votati dai docenti restano in carica tre anni, così come quelli di nomina rettoriale. La rappresentanza studentesca nel Consiglio d’Amministrazione è pari a quella designata direttamente dal rettore, che però non possiede alcuna legittimazione democratica diretta. Il rinnovo delle cariche studentesche avviene ogni due anni, mentre gli eletti e nominati delle restanti componenti restano in carica per un mandato triennale. Ora risulta incomprensibile e totalmente antidemocratico che i nominati siano parificati agli eletti nel numero e per di più abbiano anche un incarico di durata maggiore.
La componente studentesca si ferma al 20% dei membri nel Consiglio d’amministrazione e nel Senato Accademico, mentre scende al 15% nei consigli di Dipartimento. Riteniamo che non sia affatto sufficiente, non ci pare normale che trentamila studenti, che attraverso le tasse mantengono in piedi tutta la struttura universitaria , e al tempo stesso con i propri consumi fanno muovere l’economia di una intera città, debbano essere parte largamente minoritaria negli organi di rappresentanza. Sappiamo bene che alla base di tale iniquo sistema vi sono le indicazioni imposte dalla riforma, tuttavia crediamo che si poteva fare molto di più.
In testa la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane , che al di la di opportunistiche e lamentele, avrebbe dovuto bloccare l’iter procedurale della stesura dei nuovi statuti. Mentre a Perugia e in altri atenei, le imposizione della riforma sono state recepite mantenendo inalterato il sistema obsoleto e oligarchico di governo dell’università. Nel corso degli anni i rappresentanti degli studenti di tutti i colori politici hanno sempre giustificato i loro insuccessi e le limitate vittorie, sostenendo che i rapporti di forza all’interno degli organi di gestione dell’ateneo non permettevano loro di ottenere maggiori rivendicazioni. E quindi risulta incomprensibile il fatto che abbiano avallato per l’ennesima volta un assetto istituzionale in cui il parere degli universitari non è vincolante in alcun organismo. Il risultato è quello che gli studenti si troveranno ad essere una maggioranza silenziosa all’interno del mondo universitario, mentre saranno una minoranza afona nelle istituzioni. Simile la sorte dell’altra componente storicamente “debole” quella dei ricercatori , anch’essa penalizzata fortemente in termini di rappresentanza e impossibilitata ad incidere nelle decisioni strategiche. Non riusciremo mai a costruire un’università moderna, capace di offrire servizi avanzati ed elaborare un prodotto scientifico all’avanguardia, se non daremo maggiore peso decisionale alle uniche componenti capaci di indirizzarci verso il futuro.

Giovani Italia dei Valori Umbria

venerdì 14 ottobre 2011

Abolizione province: Dottorini e l'Italia dei Valori coerenti con le richieste dei cittadini.



Completo sostegno alle dichiarazioni del nostro capogruppo regionale Oliviero Dottorini. Le sue affermazioni, totalmente in linea con quelle espresse a livello nazionale dal nostro partito, sono in completa sintonia con le opinioni dei cittadini umbri, che in sole quattro settimane di raccolte firme sono accorsi numerosi ai banchetti dell'Italia dei Valori per sottoscrivere l'abolizione delle province. Da parte del nostro partito è in atto una grande battaglia per snellire l'apparato amministrativo dello Stato, che, come ha giustamente affermato il presidente Di Pietro, non può funzionare così come era stato concepito centocinquanta anni fa.La nuova conformazione istituzionale non potrà che basarsi sulle regioni, ente dalla podestà legislativa e sui comuni, maggiormente vicini alle necessità dei cittadini. Chi parla di riorganizzare lo Stato e poi pretende di mantenere in piedi vecchie strutture e magari con esse personali privilegi, non risulta affatto credibile, e appare grottesco quando taccia di demagogia il nostro partito. Le 400.000 firme consegnate solo l'altro ieri dimostrano quanto i cittadini italiani siano sensibili a questa causa, causa che non ci stancheremo mai di sostenere.

giovedì 13 ottobre 2011

Cresce il dissenso intorno allo Statuto



“Visto l'ampio dissenso suscitato dal nuovo statuto proponiamo un'assemblea di Ateneo che faccia conoscere l'autentico parere degli studenti e dei ricercatori”. I giovani dell'Italia dei Valori tornano a denunciare il malcontento per le decisioni prese dal Senato Accademico dell'Università di Perugia. “Siamo rimasti attoniti – affermano in una nota – per l'unanimità di giudizio dei rappresentanti studenteschi. E dire che provengono da esperienze culturali e politiche lontanissime tra loro, solitamente intenti a scontrarsi con veemenza sulle questioni nazionali ma miracolosamente unanimi nell'approvare lo statuto. Segnali che la dicono lunga sull'appiattimento di una certa politica universitaria”.
“Le nostre perplessità - prosegue la nota – sono state condivise non solo da studenti e ricercatori ma anche da associaizoni e movimenti giovanili, tutti concordi nel denunciare dinamiche oligarchiche nel nostro Ateneo. Siamo convinti che, nonostante la disinformazione e la malcelata censura che hanno accompagnato le operazioni di scrittura e approvazione dello statuto, stia nascendo spontaneamente un vasto fronte di dissenso tra le componenti più libere e autonome del mondo universitario. Noi - concludono i giovani dell’Italia dei Valori - condividiamo le loro battaglie e saremo in prima linea in tutte le manifestazione democratiche di dissenso che si svolgeranno nelle settimane a venire.”

sabato 8 ottobre 2011

Giovani IDV Umbria e la Palestina




I Giovani IdV dell’Umbria esprimono, in queste settimane di vive discussioni sul tema, il più sentito appoggio alla richiesta palestinese di uno Stato libero e indipendente. Con il rispetto della dignità umana e il diritto di autodeterminazione dei popoli come principali punti di riferimento per i nostri orientamenti in fatto di politica estera, chiediamo che il rispetto dei diritti del popolo palestinese vengano prima di qualsiasi interesse economico e politico. La dubbia richiesta degli Stati Uniti di una decisione “bilaterale” , quando oltre 60 anni fa i palestinesi furono spogliati della loro terra con una delle decisione più unilaterali della storia, che fece seguito a forti pressioni esercitate da lobby internazionali, e ad atti di violenza come l’assassinio del mediatore ONU Bernadotte, ci pare francamente inopportuna. L’indipendenza dello Stato Palestinese sarà il primo passo per garantire pace e sicurezza nell’area: bisogna porre fine in maniera totale all’embargo forzato della striscia di Gaza che sta impoverendo e stremando a causa di fame e malattie migliaia di civili, soprattutto bambini; bisogna porre fine all’uso indiscriminato della forza da parte di Israele e alla scellerata politica di esecuzioni mirate; bisogna favorire un processo di pace che garantisca la sicurezza, a entrambe le parti in causa, per costruire una pace che la regione mediorientale attende da ormai troppo tempo.

Davide Gallucci

foto da qui

UNIPG Nuovo Statuto



La votazione favorevole in Senato Accademico della bozza del nuovo statuto, ci lascia perplessi ed in parte sconcertati - queste sono le dichiarazioni a caldo del Dip. Giovani IDV Umbria - sensazione dovuta oltre all’approvazione in se e per se, alla scarsissima opposizione fatta dalla componente studentesca in tale sede. Bisogna fare delle precisazioni: la nostra profonda contrarietà a questo regolamento deriva dal fatto che gli organi ai vertici dell’Ateneo saranno principalmente di nomina e che ancora una volta le classi più deboli del tessuto universitario avranno una rappresentanza iniqua e in nessun modo decisiva, eppure tali classi rappresentano la maggioranza dei componenti dell’Ateneo. Ci riferiamo alla componente studentesca e a quella dei ricercatori, messi ancora una volta da parte rispetto ai ruoli di controllo e gestione del polo Universitario, per lasciare la strada spianata a quelli che pretendono di controllare in maniera verticistica e senza un opposizione sostanziale tutta l’università. Il nuovo regolamento, praticamente, mette nero su bianco che sarà un oligarchia, composta da pochi fedelissimi, a tessere le fila. La nostra posizione è perciò a fianco dei ricercatori, dei quali sposiamo in toto le dichiarazioni di voto, e della stragrande maggioranza degli studenti dell’ateneo contraria a questo statuto, che indubbiamente non gode di una rappresentanza (eletta peraltro dal 20% degli aventi diritto al voto) degna di tale nome. Siamo perciò costretti a prendere le distanze dalla componente studentesca degli organismi d’ateneo e  dai sindacati, che ancora una volta hanno dimostrano la loro incapacità di sganciarsi dalla lobby di potere che controlla l’Università.

sabato 1 ottobre 2011

Sempre contro la mafia




Appoggio totale da parte dei Giovani dell’IdV dell’Umbria a Libera, alle associazioni di categoria, ai sindacati e ai comitati di liberi cittadini, che intendono organizzare una fiaccolata pubblica a Ponte San Giovanni per dire no a tutte le mafie. Il 14 Ottobre noi ci saremo: sosteniamo pienamente la proposta del segretario cittadino Franco Granocchia sull’ assegnazione degli immobili confiscati ai cittadini indigenti e alle famiglie sfrattate. Tutto ciò in ottemperanza alla legge La Torre-Rognoni e alla volontà di centinai di migliaia di italiani che attraverso le petizione di Libera, tanto nel 1996 che nel 2009, si sono espressi per destinare ad uso sociale i beni sottratti alle organizzazioni mafiose. Ormai da tempo è palese lo stato dell’avanzamento delle infiltrazioni dei clan camorristici e della ndrangheta in settori economici vitali della nostra regione. A partire da quello immobiliare , dove a seguito della fase di ricostruzione post sisma, come documentato da diverse inchieste e procedimenti giudiziari, sono giunte nel nostro territorio numerose imprese con il principale scopo di riciclare denaro sporco proveniente da altre attività illegali. Dopo l’Operazione Apogeo il grado di guardia delle istituzioni umbre va alzato ai massimi livelli mentre la lotta a questi fenomeni criminali da parte delle amministrazioni locali deve essere condotta senza quartiere. In questi giorni dunque risultano ancora più vergognose e fanno ancora più rabbia le dichiarazioni del Ministro Brunetta sull’abolizione del certificato antimafia, mentre appaiono ingenue e incomprensibili le esternazioni di chi vuole minimizzare l’esistenza di manifestazioni mafiose nella nostra regione.

Matteo Minelli - Coordinatore Regionale Giovani IdV