Sabato 15 Ottobre alla manifestazione degli Indignati a
Roma c’eravamo anche noi Giovani dell’Italia dei Valori dell’Umbria. Per
esprimere il nostro profondo dissenso per la linea politica tenuta nei confronti
della crisi economica dal governo italiano che, in un’escalation di imbarazzanti
capriole ha tentato prima di nasconderla, poi di sminuirla e infine di
affrontarla con misure parziali e settarie. Per ribadire ad un’Italia in attesa
del crollo dell’impero berlusconiano che il sistema economico finanziario nel
quale viviamo è profondamente ingiusto. Con noi i precari del comitato 9 Aprile,
il popolo dei referendum, i metalmeccanici della Fiom, il Popolo Viola e tanti
altri. Tutti insieme per dar vita ad un evento straordinario: una mobilitazione
mondiale che sfiduci il sistema capitalistico e dia il proprio alt alla
dittatura finanziaria mondiale. Da New York a Tel Aviv, da Madrid a Bruxelles in
82 paesi si è sfilato per “far sapere ai politici e alle élite finanziare a cui
sono asserviti, che ora siamo noi i popoli che decideremo il nostro futuro”come
scrivono gli organizzatori nel sito web: “15october.net”. Un messaggio di
speranza che ha legato i giovani della Primavera araba, gli Indignados spagnoli
e il “movimento 99%” statunitense.
La nostra protesta è rimasta però in secondo piano. Oscurata dalle immagini di macchine bruciate e cassonetti rivoltati da centinaia di ragazzi incappucciati. Violenti, organizzati e pronti a tutto hanno avuto il tempo di creare scompiglio, fare danni e rovinare la manifestazione prima di dar vita ad una guerriglia con le forze dell’ordine. Le reazioni del giorno dopo le conosciamo: la macchina del fango dei media che equipara gli indignados con i violenti, le ragioni della protesta dissolte, richieste di limitazioni dei diritti vergognose, caccia ai mandanti morali. In questi casi verrebbe da chiedersi: cui prodest?A chi giova che sia andata a finire così?Ognuno si farà la sua idea. Delle immagini, però, vogliamo ricordare di quella giornata. Le decine di ragazzi, a volto scoperto, seduti davanti alle forze dell’ordine che urlavano “nonviolenza”, l’indignato che posa un mazzo di fiori sulla grata di un blindato della polizia, le centinaia di migliaia di cittadini italiani che, nonostante la rabbia per la disoccupazione, per il precariato, per i tagli, per una politica malsana e un paese che sta precipitando nella sua quintessenza, hanno scelto di manifestare con bandiere e slogan, mettendo tutto l'entusiasmo e la fantasia per poter dire finito il tempo di un’economia priva di vincoli che subordina ii diritti alla logica di mercato.
La nostra protesta è rimasta però in secondo piano. Oscurata dalle immagini di macchine bruciate e cassonetti rivoltati da centinaia di ragazzi incappucciati. Violenti, organizzati e pronti a tutto hanno avuto il tempo di creare scompiglio, fare danni e rovinare la manifestazione prima di dar vita ad una guerriglia con le forze dell’ordine. Le reazioni del giorno dopo le conosciamo: la macchina del fango dei media che equipara gli indignados con i violenti, le ragioni della protesta dissolte, richieste di limitazioni dei diritti vergognose, caccia ai mandanti morali. In questi casi verrebbe da chiedersi: cui prodest?A chi giova che sia andata a finire così?Ognuno si farà la sua idea. Delle immagini, però, vogliamo ricordare di quella giornata. Le decine di ragazzi, a volto scoperto, seduti davanti alle forze dell’ordine che urlavano “nonviolenza”, l’indignato che posa un mazzo di fiori sulla grata di un blindato della polizia, le centinaia di migliaia di cittadini italiani che, nonostante la rabbia per la disoccupazione, per il precariato, per i tagli, per una politica malsana e un paese che sta precipitando nella sua quintessenza, hanno scelto di manifestare con bandiere e slogan, mettendo tutto l'entusiasmo e la fantasia per poter dire finito il tempo di un’economia priva di vincoli che subordina ii diritti alla logica di mercato.
Alessio
Biccheri
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