venerdì 21 ottobre 2011

Il 15 Ottobre visto da uno dei Giovani IdV Umbria



Sabato 15 Ottobre alla manifestazione degli Indignati a Roma c’eravamo anche noi Giovani dell’Italia dei Valori dell’Umbria. Per esprimere il nostro profondo dissenso per la linea politica tenuta nei confronti della crisi economica dal governo italiano che, in un’escalation di imbarazzanti capriole ha tentato prima di nasconderla, poi di sminuirla e infine di affrontarla con misure parziali e settarie. Per ribadire ad un’Italia in attesa del crollo dell’impero berlusconiano che il sistema economico finanziario nel quale viviamo è profondamente ingiusto. Con noi i precari del comitato 9 Aprile, il popolo dei referendum, i metalmeccanici della Fiom, il Popolo Viola e tanti altri. Tutti insieme per dar vita ad un evento straordinario: una mobilitazione mondiale che sfiduci il sistema capitalistico e dia il proprio alt alla dittatura finanziaria mondiale. Da New York a Tel Aviv, da Madrid a Bruxelles in 82 paesi si è sfilato per “far sapere ai politici e alle élite finanziare a cui sono asserviti, che ora siamo noi i popoli che decideremo il nostro futuro”come scrivono gli organizzatori nel sito web: “15october.net”. Un messaggio di speranza che ha legato i giovani della Primavera araba, gli Indignados spagnoli e il “movimento 99%” statunitense.
La nostra protesta è rimasta però in secondo piano. Oscurata dalle 
immagini di macchine bruciate e cassonetti rivoltati da centinaia di ragazzi incappucciati. Violenti, organizzati e pronti a tutto hanno avuto il tempo di creare scompiglio, fare danni e rovinare la manifestazione prima di dar vita ad una guerriglia con le forze dell’ordine. Le reazioni del giorno dopo le conosciamo: la macchina del fango dei media che equipara gli indignados con i violenti, le ragioni della protesta dissolte, richieste di limitazioni dei diritti vergognose, caccia ai mandanti morali. In questi casi verrebbe da chiedersi: cui prodest?A chi giova che sia andata a finire così?Ognuno si farà la sua idea. Delle immagini, però, vogliamo ricordare di quella giornata. Le decine di ragazzi, a volto scoperto, seduti davanti alle forze dell’ordine che urlavano “nonviolenza”, l’indignato che posa un mazzo di fiori sulla grata di un blindato della polizia, le centinaia di migliaia di cittadini italiani che, nonostante la rabbia per la disoccupazione, per il precariato, per i tagli, per una politica malsana e un paese che sta precipitando nella sua quintessenza, hanno scelto di manifestare con bandiere e slogan, mettendo tutto l'entusiasmo e la fantasia per poter dire finito il tempo di un’economia priva di vincoli che subordina ii diritti alla logica di mercato.


 Alessio Biccheri

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