Quanto apprendiamo dalla stampa
in merito al pesante indebitamento di Umbra Acque è un segnale che
ci preoccupa e che rafforza la convinzione con cui abbiamo da prima partecipato
alla campagna referendaria e successivamente sostenuto l'azione dei movimenti e
dei comitati nella campagna di obbedienza civile.
Urge, senza ulteriore
esitazione, dare seguito a quanto 27 milioni di italiani hanno chiesto votando
il referendum dello scorso giugno ribadendo la necessità di considerare l'acqua
un bene pubblico che non deve rispondere alle logiche del profitto e del
mercato. Non vorremmo che la presidenza di Umbra Acque, a fronte di un bilancio
2010 che si chiude comunque con un attivo superiore ai due milioni di euro,
punti ad evidenziarne strumentalmente le voci di indebitamento allo scopo di
imporre ai cittadini un ulteriore ed inaccettabile aumento della tariffa. Il
carattere fallimentare della gestione è ampiamente documentato dalle oltre
cinquanta denunce di non
conformità per scarichi dei depuratori collezionate nel corso
del 2011 e francamente crediamo che questo possa essere, da solo, sufficiente a
suggerire al gestore di venire a più miti consigli.
I cittadini
umbri, costretti, come tutti gli italiani, ad accollarsi le spese dei
disastri provocati dal malgoverno Berlusconi non possono sostenere anche i costi
degli errori di chi doveva gestire correttamente un bene pubblico e non per
farne esclusivamente un profitto.
Umbra Acque sostiene che se,
come ha deciso il referendum, si togliesse dalle bollette dell’acqua il 7%
corrispondente alla remunerazione del capitale investito, ciò “avrebbe
effetti potenzialmente dirompenti sull’equilibrio economico-finanziario del
Piano e del gestore. Il C.d.A. sarebbe chiamato a valutare la necessità di
scelte drastiche e dolorose (blocco degli investimenti, riduzione del personale,
etc..)” Ci sembra francamente un ricatto improponibile e ci
auguriamo rimangano voci senza conferma. Inoltre, non solo Umbra
Acque non vuole ridurre le tariffe, accettando l’esito referendario, ma si
propone di fronteggiare la propria situazione di emergenza debitoria rincarando
di un ulteriore cinque percento la tariffa e facendo quindi pagare agli utenti i
risultati della sua cattiva gestione.
L'Italia dei Valori agirà
attraverso gli organismi opportuni in coerenza alle posizioni più
volte espresse a fianco dei cittadini e per la ripubblicizzazione del servizio
idrico, un percorso che inizia già a vantare alcuni esempi virtuosi sul
territorio nazionale, esempi che forse sarebbe opportuno analizzare ed attuare
anche nella nostra regione.
Claudio Santi, Responsabile Dipartimento Ambiente,
Acqua, Energia, Rifiuti
Giorgio Foresti, Responsabile rapporti con i Comitati e
le Associazioni
Matteo Minelli, Coordinatore Dipartimento
Giovani
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