sabato 18 dicembre 2010
Il Parlamento vota la Sfiducia all'Italia
mercoledì 8 dicembre 2010
CROLLA POMPEI, CROLLA L’UNIVERSITA, CROLLA L’ITALIA
Crolla Pompei, crolla l’università e crolla la fiducia degli Italiani in questo governo che invece di stare a fianco degli italiani è fedele ai propri interessi e alle proprie clientele.
Non si fermano i crolli all’interno degli Scavi Archeologici di Pompei, sito che ha accolto 16.369.854 visitatori nel 2009 con un incasso complessivo di 104.000.721 euro. Il Ministro Bondi non si dimette e afferma che non ha responsabilità: "Occorre evitare ogni inutile allarmismo. La situazione a Pompei è continuamente monitorata dalla soprintendenza: il cedimento non ha coinvolto alcun manufatto di pregio storico, artistico o archeologico" e incalza affermando che sono sempre successi crolli nelle aeree archeologiche ma mai a nessun ministro è stato chiesto di consegnare le dimissioni. Ma intanto tutti si chiedono: poteva essere evitato se non fossero stati tagliati i fondi o se i pochi fondi stanziati fossero stati utilizzati in modo più efficiente? Ricordo che il personale addetto è stato tagliato del 10% e i finanziamenti statali da 1,961 milioni del 2008 sono scesi a 1,719 milioni nel 2009 e le previsioni di bilancio per il 2010 sono di 1.710.407.803 e per il 2011 la spesa prevista è di 1.429.238.650.
Allo stesso modo cade l’università, sia formalmente che strutturalmente, sotto i duri colpi della riforma Gelmini approvata alla Camera, con una maggioranza a dir poco risicata, che invece di migliorare il sistema universitario ne ha siglato la definitiva condanna a morte infliggendo ingenti tagli ai finanziamenti pubblici (1 miliardo di euro solo per il 2011!), già ridotti di 316 milioni nel 2008 e di 400 milioni nel 2010 (fonti FFO), e, ancora peggio, incentivando un crescente processo di privatizzazione dell'istruzione universitaria e privilegiando le possibilità finanziarie al merito. Tale riforma della meritocrazia, tanto esaltata, come verrà valutata? Nel testo proposto non si parla di criteri di valutazione né di procedure per verificarne l'utilità e l'efficacia. Cosi commenta Berlusconi: “è stato inferto un colpo mortale a parentopoli” ma forse non tutti sanno della figlia del premier, Barbara, la quale ,neolaureata, ha subito ottenuto un lavoro all’interno dell’università.
Pompei e l’università non sono altro che la metafora dell’Italia, del suo governo che rimane in carica pur avendo perso la maggioranza in parlamento, del decadimento della morale degli italiani soggiogati da decisioni di pluripregiudicati e dei suoi studenti condannati a fuggire all’estero in cerca di opportunità di successo. Quali risultati? Quali esiti di tali azioni spregiudicate? Solo la vittoria dell’ignoranza e dell’indifferenza, vittoria così tanto anelata da un governo che incapace di ottemperare a quanto promesso ha individuato nell'attacco alla cultura l'unico strumento per assicurarsi una gestione del potere indiscriminata e priva di opposizione critica.
Gabriele Tonicchi
sabato 27 novembre 2010
Una Protesta Propositiva
Diciamo, dunque, basta ai tagli, che mettono in ginocchio le classi più deboli della nostra società e che rendono l'Università un luogo per privilegiati, trasformando la Pubblica Istruzione in istruzione classista: per chi ancora non lo avesse capito questo è un governo fascista, che cerca disperatamente da 15 anni di controllarci ed omologarci; per attuare questo progetto hanno bisogno di distruggere la Scuola, operazione che cercano di realizzare fin dalla riforma Moratti.
Diciamo no, inoltre, ai contratti a tempo indeterminato per i ricercatori; questi sono i dipendenti più produttivi ma meno pagati e meno tutelati all'interno degli Atenei; siamo a favore, invece, di un sistema di controllo della produttività di quest'ultimi, che renda l'Università un esempio di meritocrazia e che permetta l'avanzamento di carriera solo ai più fecondi.
Diciamo ancora no alla concezione di Università come sola voce di uscita in un bilancio pubblico; DEVE ESSERE CHIARO A TUTTI la Scuola, le Facoltà e la Ricerca sono delle risorse; servono a formare le nuove classi dirigenti e ci rendono competitivi nel mercato del lavoro e nelle comunità scientifico-culturali.
Siamo arrivati ad un punto di non ritorno, in cui è giusto protestare ed opporsi alle scelte sbagliate di altri, soprattutto quando sono come quelle che ci colpiscono in questi giorni, ma dobbiamo iniziare anche a farci un esame di coscienza e a domandarci cosa abbiamo fatto noi per migliorare le cose. La nostra azione da oggi in poi non dovrà più essere di sola ostruzione bensì propositiva: iniziamo ad incontrarci e a sviluppare idee e progetti nuovi, solo così risolleveremo le sorti del mondo dell'educazione e anche di un paese intero.
Lorenzo Di Schino, Coordinatore Provinciale IDV dip. Giovani Terni
fonte foto: UmbriaLeft
giovedì 25 novembre 2010
Al fianco di precari e studenti in difesa dell'università pubblica
Salire sui tetti. Dopodiché non resterà che buttarsi di sotto. A questo ci ha ridotto l'indifferenza delle istituzioni di fronte a politiche di governo indegne, promosse da personaggi altrettanto indegni del ruolo che ricoprono. Il ministro Gelmini non solo è incapace di elaborare una riforma universitaria ma non presta la dovuta attenzione alla voce di ricercatori più qualificati di lei: ciascuno di loro, dal primo all'ultimo, saprebbe immaginare un'università migliore di quella che il governo Berlusconi ci propina, più meritocratica, più multiculturale, più egualitaria. Sosteniamo senza riserve e con tutte le nostre forze le battaglie che ricercatori e studenti intraprendono qui a Perugia come nelle altre città.
Massimiliano Gestroemi, capo dipartimento Istruzione e Università
mercoledì 24 novembre 2010
Giovani Idv a difesa dell'Informazione
"Lei crede che la Rai sia sua ma è pagata dai soldi di tutti gli italiani", dice, mentre il sala monta un mormorìo pronunciato, "non rispondo alle sue domande, voi - continua - siete dei prepotenti e mistificatori […] "questa vostra tecnica non può funzionare con me che se permette di televisione me ne intendo". E chiude il telefono.
Iniziamo questo articolo con la cronaca, tratta da Repubblica.it, della telefonata che ieri sera il nostro Primo Ministro ha fatto durante la trasmissione Ballarò. In queste semplici frasi c’è tutto il conflitto d’interessi.
Cominciamo con l’analisi logica delle dichiarazioni:
La Rai non è cosa di Giovanni Floris. Vero, sacrosanto. È di tutti gli italiani. Idem. Solo che Berlusconi si dimentica di fare un passo ulteriore: visto che la RAI è di tutti, tutti hanno il diritto di conoscere tutto. Può sembrare macchinoso, ma questi tutti, ovvero noi cittadini, non vogliamo e possiamo accontentarci solo di quello che dice lui e che racconta il suo cantastorie del Tg1. E proprio perché è pagata coi soldi di tutti, tutti hanno il diritto di fare il proprio palinsesto e di poter scegliere fra una varietà di programmi che spazino dall’intrattenimento all’approfondimento politico. Così si giustifica la presenza sulle diverse reti Rai di Ballarò, Annozero, Vieni via con me, Report, trasmissioni che sono settimanalmente osteggiate dal Premier e dal suo entourage tanto la chiederne censure preventive sugli argomenti perché sia mai che gli italiani aprano gli occhi sulla reale situazione del paese.
2- “Non rispondo alle sue domande”. E chi ci spera più! -avrebbe potuto rispondere Floris! Il nostro Primo Ministro sono anni che non sostiene un confronto televisivo, e se lo fa è tranquillamente seduto nel salotto di casa sua allestito negli studi della Rai da Bruno Vespa (ricordiamo la trasmissione post scandalo Noemi Letizia). Non solo, quando va all’estero Berlusconi da sempre sfoggio di se e della sua preparazione politica e infatti, o decide di non presentarsi alle conferenze stampa (vedi ultima uscita di scena in Corea durante il G20) per non rispondere a domande scomode, o mettendo in imbarazzo i suoi colleghi di mezzo mondo (avete dimenticato la faccia di Zapatero!?!). La riluttanza di Berlusconi a rispondere del suo operato è certificata dalle continue smentite che Bonaiuti è costretto a fare, “sono stato frainteso”- dice. No, il problema è che ti abbiamo capito benissimo.
3- “Io di televisione me ne intendo”. Eccoci, finalmente. Svelato il suo trucco magico, l’uomo che ha avuto successo grazie alle televisioni può dare lezioni ad un giornalista su come ci si comporta. Le Tv private del Biscione hanno sicuramente contribuito a cambiare il modo di vita degli italiani, la tv commerciale ha rivoluzionato il modo di approcciarsi al mezzo televisivo, la pubblicità è stato lo strumento per “invogliare” il popolo, decretando per lui quello che era da comprare e cosa no, ha determinato tendenze e culture, e ahinoi anche la politica. Lo spot elettorale del 1994 era il perfetto emblema di quello che sarebbe stato, e molto prima “Meno male che Silvio c’è”, la gente si è fatta ammaliare da quella musichetta, da quelle immagini e in tanti hanno creduto che quel prodotto fosse acquistabile e gustabile.
Oggi, nel 2010, paghiamo il prezzo di quello spot per Forza Italia.
Il martellamento televisivo, l’onnipresenza di Berlusconi e dei suoi sulle reti pubbliche e private ci ha abituato a tutto, l’arroganza al potere fa in modo che nessun ascoltatore capisca il vero contenuto del discorso durante il dibattito, e la strutturazione di un telegiornale di servizio al Governo (vedi Tg1 direzione Minzolini) sovverte l’ordine delle notizie, perché è più importante sapere le ultime da Avetrana piuttosto che puntare i riflettori sulla montagna di spazzatura che sovrasta la Campania.
La notiziola al posto della notizia, tutto fuorché la realtà.
Gli italiani si stanno stancando di questo modello televisivo che per 20 anni è stato imposto, e dimostrazione lo sono i cali di ascoltatori di Tg1 e Tg5 e l’ascesa del TgLa7 di Mentana, il successo da record di Vieni via con me, e la stizza che i telespettatori provano nel sentire reiterate accuse bipartisan dei politici nei diversi talk show.
I giovani devono fare la propria parte per risvegliare gli animi intorpiditi di un Italia che è veramente stanca, provata da anni di mezze verità e prepotenze che hanno impedito al libera informazione e di conseguenza la libera formazione delle coscienze.
Giovedì 25 novembre si terrà a Foligno una manifestazione di protesta contro lo stato dell’informazione del nostro paese, un'occasione per far levare le voci di tanti giovani arrabbiati che, nati e cresciuti sotto il dominio televisivo berlusconiano, hanno voglia di respirare aria nuova, pulita e fresca.
Noi giovani dell’Italia dei Valori siamo con loro, la loro battaglia è la nostra.
Idv Giovani Umbria
martedì 23 novembre 2010
Bamboccioni...si rimane.
Sul futuro dei giovani italiani grava il peso del voto espresso dai 303 (Pdl, Lega e Fli) che nei giorni scorsi hanno approvato la cosiddetta Legge di Stabilità (ex Manovra Tremonti), che introduce misure per il valore di 5,7 miliardi, e che dovrebbe essere definitivamente approvata al Senato entro la prima decade di dicembre.
La preoccupazione per le giovani generazioni è dovuta al fatto che, nonostante gli emendamenti previsti e un rafforzamento del Fondo per le politiche sociali pari a 200 milioni di euro (che pur subisce un taglio del -36% rispetto al Fondo 2010), per quanto riguarda le Politiche Giovanili il Governo ha messo a disposizione 13,4 milioni di euro, quando nel 2010 era stanziata una ragguardevole cifra di 94 milioni: tradotto in percentuali significa -85,8% rispetto all’anno passato.
Dati alla mano, quale messaggio vuole dare il Governo alle nuove generazioni??
Probabilmente è questo: Arrangiatevi!!
Scelte politiche come questa sono il segnale preciso delle prospettive che il Governo Berlusconi ha disegnato per noi giovani: un futuro incerto, precario in ogni sua sfaccettatura, dove le uniche certezze sono su quello che certamente NON AVREMO: cioè una condizione economica e sociale che, per la prima volta dopo la secondo guerra mondiale, non sarà migliore rispetto a quella dei genitori.
Questa situazione non si è certo creata oggi, e i responsabili sono da ricercare lontano nel tempo, ma vero è che poco si sta facendo per alleviarci e rincuorarci dalle preoccupazioni legittime che accompagnano la nostra crescita individuale e collettiva.
A dimostrazione di ciò, prendiamo di nuovo i numeri della Legge di Stabilità, la quale prevede anche un pesante ridimensionamento del Fondo Nazionale per il sostegno all’accesso alle abitazioni in locazione. Il Fondo ha l’obiettivo di agevolare con contributi integrativi al pagamento la concessione di canoni d’affitto, e oggi si è ridotto da 143 milioni di euro a 33,5 milioni, ovvero -76,7%! I numeri parlano da soli.
Diteci: con quali mezzi dovremmo emanciparci dalle nostre famiglie per andare a vivere da soli? Con quale coraggio ci dovremmo avventurare nella costruzione del nostro nucleo familiare? Con quale dignità dovremmo tornarcene a casa da mamma e papà per non esserci riusciti?!
Il Governo con questa Legge, che chiamano di Stabilità ma forse avrà l’effetto diretto di sconquassare il labile equilibrio sociale del nostro Paese, ha deciso di compromettere pesantemente il welfare nazionale. Continuiamo a leggere qualche numero1: la legge finanziaria 2010 ha stabilito che il Fondo nazionale per le politiche sociali (FNPS) sarà decurtato del 36% il che significa che se nel 2010 le risorse erano pari a 435 milioni, per il 2011 saranno a disposizione circa 275 milioni. Le risorse del FNPS vengono ripartite in quote fra le Regioni, le quali a loro volta attribuiscono risorse ai Comuni che sono i responsabili dell’erogazione dei servizi ai cittadini sulla base dei Piani sociali di zona, il che compromette pesantemente la gestione dell’offerta di servizi sociali sul tutto il territorio nazionale.
A questo si deve aggiungere l’azzeramento del Fondo per la non autosufficienza, e una drastica riduzione del fondo per le politiche della famiglia: -71,3% rispetto al 2010 per un totale di 52,5 milioni di euro.
La situazione economica dell’Italia è grave, la crisi occupazione non ha precedenti e per troppo tempo chi governa ha illuso i cittadini sul fatto che da noi andava tutto bene. Invece non era vero. Ma peggio della bugia, alla quale dopo 16 anni di berlusconismo dovremmo essere abituati, è che la miopia di questa classe dirigente la stiamo scontando noi giovani, che siamo stati considerati per troppo tempo l’ultima ruota del carro, nell’illusione che per noi ci sarebbe stato tempo, dopo.
Quanto scritto sulla Legge di Stabilità è allarmante e avvilente, nonostante le proteste, i reclami, le levate di scudi da parte della Conferenza delle Regioni, enti locali, associazioni, singoli individui, questo Governo ha deciso del nostro domani. Un domani povero, dove ci sarà poco spazio per la manifestazione dei nostri talenti, delle nostre potenzialità, dove non potremo esprimerci, dove non potremo stare insieme perché non avremo luoghi di incontro e ritrovo per scambiarci esperienze e motivarci a vicenda.
Noi giovani dell’Italia del Valori, vorremmo poter sovvertire quest’ordine di cose, vorremmo arrivare noi prima degli altri, vorremmo dire noi di cosa abbiamo bisogno e quali sono le strade per arrivarci, vorremmo poter decidere del nostro futuro, senza che ci sia imposto dai tagli dei finanziamenti statali.
Con questo Governo bamboccioni non si è, bamboccioni si rimane.
Idv Giovani Umbria
1 Documento curato da Antonio Misiani, deputato PD e membro della Commissione Bilancio
mercoledì 17 novembre 2010
ASPETTANDO L’UNIVERSITÁ CHE VORREMMO
Nella giornata mondiale del diritto allo studio si sono celebrati in tutta Italia una serie di iniziative atte a promuovere, tutelare e rilanciare il mondo dell’istruzione. Questo evento assume ancora maggior significato se pensiamo che si è verificato all’indomani dell’ennesimo assalto frontale che il governo ha portato all’università pubblica. Infatti in un contesto generale di tagli indiscriminati a tutti i livelli e in tutti i settori della conoscenza, ieri (16 novembre) si è appreso che nell'ultima versione del maxiemendamento alla legge di stabilità (ex Finanziaria) approvato dalla commissione Bilancio della Camera spunta anche un finanziamento di 25 milioni per "le università non statali legalmente riconosciute"(cit). Questo ultimo vergognoso e sconcertante provvedimento dimostra inequivocabilmente che alla base della continua sottrazione di fondi all’università pubblica non vi è affatto né il disegno di una ristrutturazione generale del sistema scolastico né tantomeno la necessità di far fronte alla pressante crisi economica, bensì la volontà politica di destrutturate e affondare l’istruzione statale del nostro paese.
In questo quadro generale l’Ateneo perugino si trova a dover fronteggiare una situazione particolarmente disagiata, che inesorabilmente finirà per gravare sulle spalle degli studenti. Attraverso tre vie: l’aumento delle tasse, la diminuzione dei servizi seppur incrementati di costo, il peggioramento della qualità della formazione ed infine il vertiginoso calo dei fondi destinati alle borse di studio per gli studenti meritevoli e meno abbienti.
Per questi motivi è necessario che tutti gli studenti in prima persona prendano coscienza della condizione nella quale versa il loro ateneo e si attivino affinché l’università pubblica torni ad essere un veicolo di crescita culturale e morale, oltreché un’esperienza formativa e propedeutica all’ingresso nel mondo del lavoro. Senza dubbio c’è bisogno di nuove forme di coinvolgimento, che vadano a sostituire le modalità attuali ormai obsolete ed incapaci di incanalare in progetti concreti le sempre maggiori esperienze spontanee ed autonome che vanno affermandosi. Il primo passo lungo questa strada, tuttavia, non può che essere una maggiore partecipazione alla vita istituzionale e sociale della propria facoltà, in particolare all’interno della rappresentanza studentesca, affinché questa assuma il reale compito che dovrebbe prefiggersi: tutelare il diritto allo studio e promuovere iniziative e progetti finalizzati alla crescita di tutto il mondo universitario.
Perché l’università non è semplicemente il luogo fisico in cui si trascorrono tre o più anni della propria vita cercando di apprendere una professione, ma è soprattutto un laboratorio di sviluppo della persona in tutte le sue molteplici sfaccettature e una risposta al bisogno di essere parte attiva di un progetto generale di rifondazione culturale, sociale ed etica di questa Italia.
Dipartimento Giovani Idv Umbria
sabato 13 novembre 2010
Giovani di Valore!
domenica 10 ottobre 2010
IDV UMBRIA ORA E' DEMOCRATICO
Ad onor di cronaca va detto che il congresso è stato vinto del cosigliere regionale Paolo Brutti (172 preferenze), uomo di esperienza, preparazione e competenze indiscutibili. Il suo degno sfidante, Antero Bianchi (153 preferenze), è uscito sconfitto ma non con le ossa rotte, tutt'altro. La sua (nostra per chi scrive) lista ha dimostrato di unire e di riscuotere un consenso che nessuno si aspettava, ora è chiaro che il partito deve essere la sintesi di questi due pseudo-schieramenti, considerando il fatto che la lista perdente è riuscita a mettere insieme personaggi e idee anche distanti tra loro: un lavoro duro, che però prima o poi dovrà dare i suoi frutti.
Altra nota: la nuova coordinatrice delle donne è invece Annina Botta, che si impone di misura su Franca Mariani, altra concorrente al ruolo.
Ora però veniamo al bello: i giovani. La mia e la fiducia di tutti, simpatizzanti, tesserati, e non, deve essere riposta in questo dipartimento, che è stato in grado di essere sintesi di diverse posizioni, non tutte, fin da prima del congresso. Il nuovo coordinatore eletto è Matteo Minelli, un ragazzo da sani principi morali e politici, che è stato individuato da tutti i sostenitori di tale mozione come sintesi, appunto, del pensiero comune. L'altro candidato era Renato Fiorucci, sostenitore di un'altra mozione per diversi aspetti sovrapponibile a quella di Minelli, infatti solo per un fatto “temporale” non si è riusciti a convergere in un candidato e in una mozione unici.
Come dicevo prima però, noi giovani, nella vita ma anche nella politica, siamo sempre un passo avanti per due motivi: primo, perchè il futuro per noi non è altro che la pianificazione della nostra esistenza, è qualcosa che coinciderà con la fase adulta della nostra vita e che sentiamo nostra, quindi vogliamo deciderlo e pianificarlo in prima persona, non farcelo pianificare da chi non lo ha a cuore quanto noi. Questo è il caposaldo del nostro pensiero, e per questo noi combatteremo fino in fondo e venderemo cara la pelle: nessuno riuscirà a comprarci, né tantomeno a convincerci a svendere le nostre idee. (Mi permetto di ritenere tale questione trasversale per entrambe le mozioni). Il secondo punto è che noi siamo vulcani di idee, siamo più rapidi e padroni delle nuove tecnologie, ma spesso disordinati nei nostri pensieri; ed è proprio qua che entrano in gioco tutte quelle persone disposte ad aiutarci con la loro esperienza e le loro conoscenze:noi abbiamo bisogno di qualcuno che ci indichi la strada e, magari per un po' ,se necessario, ce la spiani pure...ma poi dovete lasciarci, andare perchè noi corriamo più veloce.
Detto ciò, voglio fare un in bocca al lupo a tutti, eletti e non; perchè l'Umbria ci stà aspettando, ha bisogno di noi, di gente onesta e leale, che lavora e combatte fianco a fianco con i cittadini di ogni ceto sociale, ogni etnia e ogni credo, se faremo questo il merito ci verrà riconosciuto (forse), se non lo faremo saremo sicuramente come tutti gli altri politici... INUTILI!!!
Lorenzo Di Schino