Da una parte ci sono i fascisti e i delinquenti, dall'altra ci sono io. La mia scelta è molto semplice: sono stato, sono e sarò sempre nella parte opposta a queste categorie. Faccio questa scelta nella vita di tutti i giorni, nella politica (dentro e fuori il partito) e nella professione, ed è una scelta molto importante. Per quale motivo? Perchè le persone hanno smesso di scegliere, hanno deciso di non schierarsi più, hanno optato per il disinteresse, come se la situazione non fosse più un loro problema. Purtroppo non è così, il problema continua ad interessarli, anzi sono proprio quelli che dei problemi ne risentono per primi. Di certo Berlusconi a fine mese ci arriva, le sue squinzie anche, così come ci arrivano tutti quelli che siedono in parlamento e nei vari cda sparsi su tutto il suolo italiano; per loro la “monnezza” per strada non è certamente un problema, i loro quartieri sono i primi che vengono tirati a lucido; il pensiero che hanno del nostro paese nel resto del mondo, figuriamoci, non li sfiora minimamente: loro viaggiano in business class, non si mescolano con la gente, non sanno cosa pensa, non la conoscono proprio.
In tutto questo paradosso, noi che facciamo? Con le elezioni regionali del 2010 l'astensione era al 35% circa, un partito, in sostanza; quindi significa che ce ne siamo fregati, come dicevo prima: la politica non è cosa che ci riguarda. Sarà sempre più facile, così, per la futura classe politica, vincere le elezioni, governare e controllare l'intero paese, basterà continuare a foraggiare questo sistema clientelare, scambiando voti per favori.
Il 14 dicembre sembrava che ci stessimo svegliando, manifestazioni in piazza molto partecipate, tafferugli, c'era un malessere generale, la situazione era diventata insostenibile, la gente non ne poteva più: “Ribelliamoci, resistiamo!!”, gridavano tutti. Sono passati meno di due mesi e il clima che si respira oggi è di calma piatta: è finito tutto, abbiamo ottenuto ciò che volevamo! Direi proprio di no, anzi se possibile dopo aver toccato il fondo ora stiamo raschiando il barile, praticamente stiamo messi peggio di prima e siamo diventati tutti ancora più ridicoli. Il 14 dicembre poteva essere una data da ricordare se avesse segnato l'inizio di una guerra civile, di una rivolta vera e propria, invece non è stato altro che una cosa a sè stante e in fine dei conti non è servita a molto. Mi dispiace dover dire così, ma iniziative di questo tipo, lo dicevo allora e lo ribadisco oggi, non servono più. Possono servire in Egitto, dove chi è stato opposto al regime è sceso in piazza e si è scagliato contro quelli che il regime lo sostengono da trent'anni. Non può essere così per noi: c'è un regime anche in Italia, è innegabile, ma quanto siamo disposti ad andare contro quelli che lo sostengono o per lo meno l'hanno votato? La nostra società è spaccata in due, ideologicamente e politicamente, ma negli usi e i costumi siamo tutti uguali, ognuno di noi ha contribuito, fregandosene un po' al giorno, a raggiungere questa situazione.
Il punto è proprio questo, noi dobbiamo smettere di essere indifferenti e iniziare a metterci in gioco per primi, dobbiamo recuperare quel senso civico che abbiamo perso, dobbiamo affrontare i piccoli problemi quotidiani in prima persona, dobbiamo difendere i più deboli e dobbiamo denunciare i soprusi e le nefandezze; solo così recupereremo la nostra dignità e alla fine anche il nostro paese. E' un compito arduo, quanti saranno in grado e avranno la voglia di fare questo lavoro sporco, che non porterà né fama nè notorietà (non potranno recitare i loro slogan su un piedistallo o mettere il loro nome su un volantino), ma che comporterà più che altro fatica e meno tempo libero?
Se il numero di queste persone aumenterà giorno per giorno il risultato si vedrà sicuramente, e a mio avviso avremo anche una certa soddisfazione personale, ci sentiremo meglio con noi stessi e con gli altri, altrimenti...
Nessun commento:
Posta un commento